Page 186 - Il sogno del volo - Dalla Terra alla Luna. Da Icaro all'Apollo 11
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va appena 1.5 kg, avendo al posto della caldaia una sfera
               serbatoio. Sviluppava appena 0.2 hp, ed era un significa-
               tivo esempio della tendenza alla realizzazione di motori a
               vapore leggerissimi. Il prototipo, ovviamente senza pilota,
               si sollevò fino a 13 m di quota confermando l’efficacia del
               motore, un bicilindrico, con caldaia sferica, il cui fornello
               però restava a terra, consentendo perciò l’ascesa per il bre-
               ve tempo dell’esaurimento del vapore nella caldaia. Scrisse
               in merito:

                 Cominciai ad occuparmi di aeronautica nel 1871, in
                 seguito alla lettura di un articolo del Professore Giu-
                 seppe Colombo [...] che per le sue conclusioni mi aveva
                 fortemente  impressionato.  Da  quell’epoca,  in  diverse
                 occasioni, ebbi a fare una quantità di esperienze sulla
                 resistenza dell’aria, e a costruire una quantità di picco-
                 li apparecchi, quali riusciti e quali non, tutti tendenti,
                 altroché a dimostrare la possibilità del volo meccanico,
                 a ricercare quali fossero le condizioni, di potenza, di
                 peso e di superficie, cui era legata la possibilità di un
                 apparecchio volante 7

                 Sollecitati forse da quelle stesse esigenze vari progettisti
               si erano cimentati nella progettazione di un vero elicottero.
               L’ingegnere Corradino d’Ascanio, 1891-1981, ne brevettò
               uno nel il 7 aprile 1925 a due eliche coassiali con disposi-
               tivo di discesa lenta automatica. L’idea e la macchina ad
               ala rotante risultavano talmente in anticipo sui tempi che
               la loro messa a punto non trovava ancora un sostenitore:
               nella neonata Aviazione militare alla quale non interessava
               il decollo verticale, prestazione che invece incuriosiva la
               Marina, ma non al punto di coinvolgerla economicamen-
               te nelle ricerche. Nonostante quella condivisa freddezza a
               Pescara il d’Ascanio costruì un primo esemplare, il D’AT1,
               dalle iniziali del suo cognome e di quello del barone Troja-
               ni divenuto nel frattempo suo socio. Nel maggio del 1926,
               tuttavia dopo un modestissimo sollevamento ricadde al
               suolo danneggiandosi. La nuova macchina, il D’AT2 non
               ebbe maggior successo.
                 A quei due sfortunati tentativi seguì un nuovo brevetto,
               rilasciatogli nel maggio del 1929, relativo a un elicottero a
               stabilità automatica e comandata, caratterizzato da nume-
               rose innovazioni tecniche che confluiranno nel prototipo
               D’AT3, assemblato a Roma presso lo Stabilimento di Co-


               7  La citazione è tratta da e. Forlanini, Relazione di alcuni studi spe-  In questa pagina, dall’alto: l’ingegner d’Ascanio e i modelli DAT1 e
               rimentali d’aeronautica, custodita presso l’ISTITUTO LOMBAR-  DAT2 al momento del collaudo.
               DO di Milano.                                           Nella pagina a fianco: il modello DAT3.




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