Page 10 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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10                   L’esercito aLLa macchia. controguerrigLia itaLiana 1860-1943

           (1899-1902), in Libia (1930), in Malesia  (1947-1960), in Algeria (1957-1960) e in
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           determinate aree del Vietnam del Sud.
              Le campagne coloniali, in Libia prima e in Etiopia poi, hanno evidenziato l’impor-
           tante ruolo svolto dall’Aeronautica, che assicurò un innegabile vantaggio nella con-
           dotta delle operazioni, e mitigò sensibilmente le limitazioni e i condizionamenti dati
           dalla sproporzione tra le unità disponibili e il territorio da controllare, dalla mancanza
           pressoché assoluta d’infrastrutture e dai pochi itinerari stradali esistenti. Il mezzo ae-
           reo, grazie all’ottimo livello di coordinamento raggiunto tra Esercito e Aeronautica
           (comando unificato, procedure consolidate ed efficiente sistema di comunicazioni),
           divenne un elemento essenziale in missioni sia offensive sia di supporto al combat-
           timento sia di sostegno logistico (aviosbarchi , aviolanci, trasporto personale e ma-
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           teriali, sgombero feriti) e consentì ai comandanti di assumere decisioni con la piena
           consapevolezza della situazione, oltre che d’intervenire con la massima rapidità laddo-
           ve fosse necessario. L’aereo fu utilizzato con gli stessi criteri di flessibilità con cui sono
           stati impiegati gli elicotteri dopo la Seconda Guerra Mondiale, assicurando aderenza e
           superiorità tattica nella manovra delle unità terrestri.
              L’importante esperienza maturata tra gli anni Venti e Trenta nell’ambito africano
           non trovò tuttavia una chiara regolamentazione dottrinale, anche a causa di una resi-
           stenza di natura “culturale”,  che potesse essere trasferita in un contesto di tipo con-
           venzionale e che risolvesse definitivamente il problema del controllo tattico dei reparti
           aerei chiamati ad agire al suolo in supporto dell’Esercito. Le conseguenze si sarebbero
           viste nel successivo conflitto mondiale, dove l’aerocooperazione non ebbe mai una
           risposta efficace.
              Del tutto diversa, rispetto alla realtà coloniale, fu la situazione nei Balcani tra il
           1941 e il 1943. Le Forze Armate italiane dovettero affrontare per oltre due anni una
           “guerra partigiana” brutale, appoggiata in vari modi dalla popolazione, intensa e sem-
           pre più estesa, caratterizzata dalla molteplicità degli attori in gioco, da atavici conflitti
           ideologici ed etnico-religiosi, oltre che da pesanti influenze esterne. La particolare atti-
           tudine maturata dai popoli balcanici nella secolare lotta contro i dominatori ottomani
           era agevolata dalla superiore conoscenza dei luoghi e dalla maggiore mobilità in un
           territorio oltremodo favorevole alla guerriglia, caratterizzato dalla morfologia compar-
           timentata, con vaste foreste e povero di linee di comunicazione.


              tarsi. Furono centinaia le fattorie bruciate e Kitchener proclamava che era questa la pratica più adatta
              per tagliare i viveri alla guerriglia e per punire i sostenitori civili della medesima”, in Alberto Caminiti,
              Le guerre anglo-boere, Fratelli Frilli Editori, 2008, p. 161.
           26  Ètat d’urgence en Malesie. Un exemple d’adaptation à la contre-isurrection par les forces britanniques,
              CDEF – Cahier de la Recherche Doctrinale, 2010, p. 57.
           27  Un capitolo particolare delle operazioni aeree in Etiopia è rappresentato dagli aviosbarchi degli ulti-
              mi mesi del 1936 che permisero di estendere rapidamente l’influenza italiana alle regioni occidentali
              del Gimma, dello Uollega e dell’Ilù Babor, lontane dalle principali direttrici d’avanzata. Federica Sai-
              ni Fasanotti, Etiopia 1936-1939. Le operazioni di polizia coloniale nelle fonti dell’Esercito Italiano, op.
              cit., pp. 122-123.
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