Page 155 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il RegIo eseRcIto e le opeRazIonI dI polIzIa colonIale In afRIca (1922-1940) 155
dall’artiglieria, la situazione era resa più complessa dal fatto che alla fine della Grande Guer-
ra il reparto chimico era stato sciolto trasferendone attrezzature e competenze alle grandi
unità ancora operanti. Oltre alla mancanza di esperienza c’era il problema del trasporto
dei proiettili a caricamento speciale, che rischiava di appesantire inutilmente le colonne.
Alla pressante richiesta del governo di utilizzare le armi chimiche, nel settembre del 1937
il generale Tedeschini Lalli rispose che bisognava “accertare le condizioni favorevoli al loro
impiego” . Questo sta a dimostrare due cose: in più di un anno di operazioni di grande
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polizia coloniale, queste armi non erano state usate in modo sistematico, anche perché ne
mancavano le condizioni .
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Guerriglia etiopica, controguerriglia italiana
La guerriglia è una forma bellica che mira alla sconfitta dell’avversario logorandolo e
demoralizzandolo, e utilizza a tal fine tutti i mezzi anche se illeciti. E’ un fenomeno mu-
tevole in funzione del territorio e della popolazione, ma sempre caratterizzato dall’azione
guernire ridotta at apparire nostre truppe. Di qui opportunità che investimento preceda azione aerea
onde rendere questa più redditizia. Stante esiguità tempo prima avvento piogge onde non ritardare
operazioni che intendo condurre at fondo spingendole sino nel cuore Marabetiè, pregherei non ipri-
tare zona”. Tel. n. 2303 del 28 maggio 1937, AUSSME, Fondo D-6, DS 59.
424 Tel. n. 3786 del 4 settembre.1937 AUSSME, Fondo D-6, DS 66. Mussolini aveva anche preceden-
temente richiesto a Graziani l’uso sistematico dei gas: “Per finirla coi ribelli come nel caso Ancober,
impieghi i gas” (Tel. n. 6595 dell’8 giugno 1936, ASMAI, Gab. A.S., busta 13, fascicolo Fronte Nord-
Impiego gas. Nello stesso fascicolo vi sono altri telegrammi come questo.
425 Dai grafici relativi al munizionamento impiegato dalla Regia Aeronautica dal luglio del 1937 al mag-
gio del 1940 risulta che le bombe C.100. P e C.500.T sono in netta minoranza rispetto alle bombe
convenzionali da 2 kg, 15 kg, 24 kg, 31kg, e 50. Gli aggressivi chimici sono usati regolarmente, an-
che se non in dosi massicce, nella seconda metà del 1937, nel 1938 solo nei mesi di giugno e ottobre
vengono sganciate bombe all’iprite, rispettivamente 14 e 8, nel 1939 e nei primi mesi del 1940 non
c’è infine traccia del loro impiego (Comando Superiore Aeronautica AOI, Specchi quindicinali attivi-
tà aerea, AUSSMA, Fondo AOI, busta 11). Secondo Rochat “Pur con qualche incertezza sui dati nu-
merici si ha un totale di circa 350 bombe C.500. T e 200 bombe C.100.P impiegate nella repressione
della resistenza abissina nei tre anni (in particolare nei primi due) tra la fine della guerra ufficiale e lo
scoppio del conflitto mondiale” (anGelo del Boca, I gas di Mussolini, Roma, Editori Riuniti, 2007,
p. 96). Rochat si basa su altre tabelle, presenti in ACS, Aeronautica, 1937, cartella 8, fascicolo 2-IV-
1, Situazione munizioni di caduta e di lancio, in merito alle quali va però ricordato che riportano la
situazione del munizionamento disponibile e non di quello effettivamente impiegato. Nel concorda-
re con Gentilli e con i dati proposte dalle tabelle conservate nell’AUSSMA, va però sottolineato che
non vi figura il lancio del 17 marzo 1939 nella valle del Ciacià, ricordato in Angelo Del Boca, I gas di
Mussolini, cit., p. 146, che è citato invece in telegrammi operativi presenti nell’Archivio dell’Ufficio
Storico dello Stato Maggiore Esercito: “[...] il bombardamento speciale ha ucciso una quindicina di
ribelli: un’altra ventina tra uomini, donne e bambini sono stati colpiti in modo letale. Otto donne e
una diecina di bambini figli di predoni del fondo valle sono riparati a Mendida colpiti dal gas. L’ef-
fetto morale del bombardamento è stato disastroso: tutto l’Uoranà e l’Abdellà sono stati abbandonati
dalla popolazione che ha perduto il bestiame nel fondo valle siccome colpito dal gas” (tel. n. 264/M.
del 20 marzo 1939, AUSSME, Fondo N-11, busta 4128, fascicolo 4.