Page 160 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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           nea pezzi con due muli portamunizioni per pezzo e in uno scaglione riserve comprendente
           cinque muli portamunizioni, cinque muli di salmerie e tre muli di riserva” .
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              Esistevano regole precise per la marcia: le colonne mobili dovevano essere composte
           da truppe scelte, preferibilmente indigene, nei lunghi tragitti le soste dovevano essere fatte
           vicino ai pozzi e quando si fermavano le colonne dovevano esporre i teli di segnalazione
           per farsi localizzare dalla ricognizione aerea, e così pure quando agganciavano il nemico
           dovevano indicare la direzione di attacco allineando con questa il vertice di una “V” . Dal
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           momento che il nemico poteva essere sempre vicino, la formazione di marcia era simile a
           quella di combattimento, con avanguardia, scaglione da combattimento, sezione d’artiglie-
           ria o convoglio con relativa scorta e retroguardia, ma a volte, come nel caso della colonna
           Mariotti, la sezione d’artiglieria marciava con l’avanguardia. La distanza da percorrere gior-
           nalmente variava a seconda della situazione tattica e ambientale e per uniformarsi al passo
           delle truppe di colore si ricorreva alla marcia “a frotte”  riducendo al minimo la distanza
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           tra uno scaglione e l’altro per evitare che il nemico si incuneasse negli intervalli.
              Nel dicembre del 1936 il generale Nasi, in qualità di governatore dell’Harar, si trovò
           ad affrontare una situazione di forte tensione, con un vero e proprio regolamento a “colpi
           di lancia” fra le diverse tribù . Per riportare l’ordine fu necessario impiegare le truppe in
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           operazioni di semplice polizia, attivando una rete capillare di piccoli presidi con l’utilizzo
           anche delle truppe nazionali, nella misura di un plotone o al più di una mezza compagnia,
           per rastrellare le armi e raccogliere informazioni. Una soluzione analoga fu adottata in Dan-
           calia, per contenere la forte conflittualità tra la popolazione locale e le tribù galla confinanti
           che spesso sfociava in veri e propri massacri. Nei diari storici non è raro trovare riferimenti


           439 Diario storico firmato console Mario Mezzetti, 28 novembre 1936, AUSSME, Fondo D-6, DS 625.
           440 Disposizioni di Nasi alla divisione di fanteria coloniale Libia, AUSSME, Fondo D-6, DS 169.
           441 Il termine “a frotte” era usato al tempo e significava a gruppo in ordine sparso e al piccolo trotto tipi-
              co degli ascari.
           442 Tel. n. 10711, firmato Nasi, del 23 dicembre 1936, AUSSME, Fondo D-6, DS 169.




           AUSSME. Anni Venti in Libia.
           Fortino di Sidi Bilal

















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