Page 162 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 162

162                   l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943

           vanti”, “numerose”, ma rimangono comunque un elemento importante di valutazione :
                                                                                448
                           morti      feriti      prigionieri

              1936        12.248      485           1.138
              1937        37.620      2.098          716
              1938        14.718      736            386
              1939        9.523       729            318
              1940        2.797       389            289

              Alcuni studiosi hanno preferito basarsi sulle stime presentate dal Negus nel 1945, ma
           anch’esse sono da prendere con cautela perché i primi censimenti risalgono agli ultimi anni
           dell’occupazione italiana: in 5 anni, Seconda Guerra Mondiale compresa, si è parlato di
           75.000 guerriglieri morti sul campo, quasi 18.000 civili uccisi dalle bombe, 30.000 nel
           1937, 24.000 guerriglieri condannati a morte, 35.000 persone morte nei campi di con-
           centramento, e in ultimis 300.000 civili morti in seguito alla distruzione dei villaggi .
                                                                                 449
           Le cifre proposte peccano probabilmente le une per difetto le altre per eccesso, ma ciò che
           conta, più di questa tragica contabilità, è che a pagare il prezzo più alto è stata comunque
           la popolazione che rappresentava il vero “centro di gravità” delle operazioni condotte dalle
           due parti. Nel 1927, durante la riconquista della Libia, il generale Nasi aveva sintetizzato
           la situazione in poche parole che mantenevano dieci anni dopo, e mantengono tuttora, la
           loro validità: “[...] non è un esercito che dobbiamo battere, ma una popolazione in armi che
                                                450
           dobbiamo sottomettere, disarmare, pacificare” .
              Nasi aveva ben inquadrato il nemico: gruppi piccoli ma mobili, molto aggressivi ma
           restii a impegnarsi in campo aperto, abilissimi nell’imboscata, ottimi conoscitori del terri-
           torio e molto frugali: tutto il contrario delle truppe bianche, “palla al piede per un coman-
           dante di colonna” . Per far fronte a questa sfida l’esercito italiano adattò progressivamente
                         451
           la propria struttura, puntando a eliminarne difetti e punti deboli in base al particolare
           scenario. Nel 1937, diversamente dall’anno precedente, all’arrivo delle grandi piogge erano
           state create scorte un po’ ovunque e in quantità superiore al necessario per far fronte all’im-
                               452
           praticabilità delle strade . La situazione nell’Amara e nello Scioa era peraltro pessima:
           razzie e atti di brigantaggio ai danni della popolazione erano sempre meno casuali e aveva-
           no sempre più un significato “politico”, come dimostrava la presenza costante dei due capi



           448 Ministero dell’Africa Italiana, Specchio numerico delle perdite ribelli quali risultano dai telegrammi ope-
              rativi pervenuti dall’A.O.I dal 6 maggio 1936-XIV alla data odierna, 10 giugno 1940, ASMAI, II, po-
              siz.181/43, fascicolo 205.
           449 Matteo Dominioni, Lo sfascio dell’Impero, Bari-Roma, Laterza, 2008, p. 271.
           450 Guglielmo Ciro Nasi, La guerra in Libia, “Rivista Militare Italiana”, n. 1, gennaio 1927, p. 72.
           451 Ibidem, p. 85.
           452 Il ponte sul Guder, fra Ambò e Lekempti era stato travolto dalla piena, il fiume Birbir era inguadabile
              dagli autocarri, ed erano completamente impraticabili due strade importanti: la Addis Abeba- Debra
              Berhan nel tratto Scainò-Senfada e la pista Ghimbi-Iubdo-Dembidollo-Gambela.

                                                                          Capitolo seCondo
   157   158   159   160   161   162   163   164   165   166   167