Page 156 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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156 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
improvvisa, rapida e violenta. Inoltre la guerriglia è “[…] condotta da truppe di scarsa
entità o da gente senza ordinanza ed alla spicciolata. In genere si fa in paesi di montagna,
ove poca gente, occultata dal terreno e avvantaggiata dalle accidentalità topografiche, può
tentare improvvisi colpi di mano, contendere lungamente il passo a truppe, anche nume-
rose, compiere razzie e far prigionieri, molestando grandemente reparti forti ed agguerriti.
[...] La guerriglia avviene tuttora su larga scala nelle colonie, particolarmente da parte degli
indigeni che si oppongono all’occupante, ma anche da parte di quest’ultimo, mediante
bande o reparti irregolari reclutati sul posto, cui sono in genere affidati compiti nell’interno
richiedenti celerità di movimento e conoscenza perfetta dell’avversario e del paese” .
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Che tipo di guerriglia fu quella etiopica? Graziani, subito dopo la “conquista” , sfalda-
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tosi l’esercito regolare del Negus, si trovò a fare i conti con consistenti gruppi di ribelli agli
ordini degli ultimi grandi capi: ras Destà, ras Immirù, i fratelli Cassa per citare solo i più
importanti, e si trovò costretto a condurre le operazioni in modo molto diverso. La risposta
italiana ai continui attacchi degli arbegnà doveva essere all’insegna del “non farsi sorpren-
dere”, soprattutto quando era in gioco la sicurezza delle vie di comunicazione , ferrovia
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o le rotabili, obiettivo privilegiato delle azioni dei guerriglieri . I convogli non scortati
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in modo adeguato erano l’oggetto di attacchi improvvisi e violenti condotti con la tecnica
dell’imboscata e la grande mobilità delle formazioni ribelli permetteva di replicare queste
azioni nell’arco di una stessa giornata e in località anche molto distanti fra loro. Non è un
caso che ancora alla fine dell’ottobre del 1937, fosse proibito circolare sulla strada Addis
Abeba-Debra Berhan dalle 19,30 di sera alle 6,00 della mattina . Un precedente di questo
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stato di cose può essere individuato nella guerriglia condotta dai serbi ai danni dell’eserci-
to austro-ungarico durante l’invasione e la successiva occupazione del territorio nazionale
durante la Prima Guerra Mondiale. Piccole bande, più piccole di quelle etiopiche, com-
poste di una decina di uomini ottimi conoscitori della zona, piombavano di sorpresa, di
solito di notte, sui reparti in sosta o sui convogli incendiando, depredando, uccidendo e
creando comunque grande scompiglio . La natura del terreno, prevalentemente boscoso,
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426 Enciclopedia Militare, vol. IV, Ed. Il Popolo d’Italia, Milano, 1933, p. 250.
427 Diciamo “dopo la conquista” per semplificare il discorso, in realtà i vertici militari italiani si erano
scontrati con la guerriglia a conflitto appena iniziato: emblematico in proposito un telegramma del
dicembre 1935, firmato dal generale Maravigna (tel. n. 2678 del 20 dicembre 1935, AUSSME, Fon-
do D-5, b. 80). Alle operazioni belliche che vedevano impegnato l’esercito etiopico cominciavano ad
affiancarsi azioni di disturbo nelle retrovie italiane (tel. n. 2714, firmato Maravigna, del 21 dicembre,
1935, AUSSME, Fondo D-5, busta 80).
428 Difesa comunicazioni del 12 ottobre 1937, AUSSME, Fondo D-6, DS 70.
429 Si veda il diario storico della divisione CC.NN. tevere addetta alla protezione della linea ferroviaria
Addis Abeba-Gibuti.
430 Tel. 9OP., firmato Maletti del 30 ottobre 1937, AUSSME, Fondo D-6, DS 71.
431 “[...] The kind of fighting we adopted was determined according to the different conditions. Some-
times, when the enemy came well armed, we waited until we were better equipped ourselves. We for-
tified positions under the cover of precipices controlling water sources and shot the enemy’s horses
and mules as they came to drink. On the other hand, if they came guided by bandas who knew the
area, we would quickly retreat. This was how we fought”, Andrew Hilton, the ethiopian Patriots,
Capitolo seCondo