Page 176 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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176 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
borando col nemico” . Gli italiani compresero infatti il grande valore che potevano avere
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gli indigeni, compresi gli amhara, dei reparti irregolari per la loro conoscenza del territorio
e delle tattiche del nemico, tattiche che non esitarono ad usare contro i ribelli, dando a quel
conflitto l’aspetto di guerra civile .
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Se da un lato sfruttare la conflittualità tra etnie e tribù fu una mossa vincente, dall’altro
poteva innescare tensioni pericolose e furono infatti numerosi gli appelli ai comandanti per
cercare di controllare l’aggressività dei propri uomini. E’ emblematico un telegramma del
gennaio del 1938 firmato da Azolino Hazon : “La banda irregolare di Cuiù, forte di 400
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gregari circa, agli ordini del sottotenente De Rosa, colà dislocata per la sicurezza di quella
zona, è malvista dalle popolazioni perché, mal controllata e non opportunamente tenuta
a freno dal comandante, si dà alle razzie e commette soprusi di ogni genere. I gregari di
tale banda sono nella quasi totalità elementi del luogo e delle regioni limitrofe, è spiega-
bile, perciò, che essi, per regolare vecchie questioni di carattere [sic] o per antichi rancori,
approfittano della loro posizione di privilegio per imporre con la violenza la loro volontà
agli abitanti di Cuiù. Lo stesso malcontento esiste anche nella regione di Uccialle e Catemà
dove trovasi altra banda irregolare al comando del capitano Rossi”.
Hazon, indispettito, continuava prospettando addirittura lo scioglimento di alcune
bande che sarebbero state inglobate dai battaglioni da cui dipendevano.
Un elemento molto interessante che durante la guerra vera e propria non era emerso,
ma che si delineò con sempre maggiore evidenza nel lungo periodo delle operazioni di
polizia, è quello dei campi famiglia . Lo stesso Graziani, quando nell’aprile del 1937
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ipotizzò la formazione di una “Armata Nera” individuò proprio nella formazione di campi
famiglia una carta vincente per l’arruolamento di elementi indigeni e per la loro fedeltà .
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Lo stesso mese il generale Geloso gli dava implicitamente ragione segnalando un netto calo
di umore tra le truppe per la prolungata lontananza dalle famiglie . Nel maggio del 1937,
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il XXXIII battaglione coloniale dedicò molto tempo all’allestimento e alla costruzione di
tucul all’interno del presìdio di Enda Jesus . Questo aspetto era già stato chiarito dalla
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direttiva n. 23991 dell’Ufficio Ordinamento e Mobilitazione secondo la quale, in linea con
gli intendimenti del viceré Graziani, campi famiglia avrebbero dovuto essere istituiti alle
sedi fisse di ogni unità o reparto osservando le norme del regolamento di disciplina per i
militari indigeni . Secondo la testimonianza scritta di Paolo Corazzi, aiutante maggiore
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del XIII battaglione coloniale, al reparto erano aggregati non solo i gurba, ragazzi giova-
498 andrew hilton, the ethiopian Patriots, op. cit., p. 77.
499 Ibidem., p. 55.
500 Tel. n. 2/6 ris. del 29 gennaio 1938, AUSSME, Fondo D-6, DS 80.
501 Questo punto viene giustamente notato anche da Cristiana Pipitone nel suo interessante saggio L’or-
ganizzazione dell’impero con Graziani viceré d’Etiopia, in “Studi Piacentini”, n. 27, 2000.
502 Tel. n. 22861 firmato Graziani, AUSSME, Fondo N-11, busta 4107.
503 Tel. n. 22271 firmato Graziani del 28.4.1937, AUSSME, Fondo N-11, busta 4108.
504 Diario storico del 31.5.1937, AUSSME, Fondo D-6, busta 720.
505 Allegato n. 1 al foglio 23991 del 12.5.1937, AUSSME, Fondo M-7, busta 253.
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