Page 177 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il RegIo eseRcIto e le opeRazIonI dI polIzIa colonIale In afRIca (1922-1940)  177

              nissimi ancora non in età da arruolamento, ma anche le donne . La promiscuità poteva
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              originare inconvenienti, ma non si ebbero mai problemi. Ogni coppia la sera si avvolgeva
              assieme nella stessa futa ed entrava nella tenda. Gli scapoli entravano dopo, in silenzio, per
              non disturbarla: era straordinario il rispetto di tutti verso questi aspetti di vita intima .
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                 Riguardo all’“Armata Nera” già citata, nell’ottica di Graziani avrebbe dovuto essere in-
              teramente costituita da truppe di colore e al bisogno in grado di mobilitare sino a 300.000
              uomini . L’idea era di procedere con gli arruolamenti nel gennaio del 1938 con l’obiet-
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              tivo di poter quadruplicare le forze in tempo di pace. Per formare i volontari, di età non
              inferiore ai 14 anni , già nel maggio del 1937 vennero costituite “bande di istruzione” a
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              servizio saltuario da affiancare ai battaglioni, ai gruppi squadroni, ai gruppi artiglieria e alle
              compagnie miste del genio coloniali. L’organico prevedeva un capitano comandante e tre
              ufficiali subalterni per un massimo di 500 indigeni chiamati in servizio all’occorrenza, oltre
              che per periodi di addestramento al di fuori dei quali venivano lasciati alle loro attività.


              506 “[...] Nel polverone sollevato dai “lanciarò”, un gruppo di donne, un centinaio, seguono a piedi: son
                 le mogli degli Ascari Amara. Camminano tacite, pazienti, per tappe di dieci, dodici ore, di quaranta,
                 sessanta chilometri. Curve sotto il peso dei loro sacchi e sacchetti, spesso con un bambino aggrappa-
                 to alla schiena. Durante i combattimenti esse portano l’acqua e le cartucce alle mitragliatrici pesanti,
                 medicano i feriti, trasportano i cadaveri ai margini del campo di battaglia, seppelliscono i morti; o,
                 sedute intorno ai loro fuocherelli, al riparo di qualche siepe d’alberi, preparano il tè ai loro uomini
                 che combattono.[...] Il loro coraggio e la loro abnegazione sono ammirevoli” (curzio Malaparte,
                 Viaggio in Etiopia e altri scritti africani, Firenze, Vallecchi, 2006, p. 115).
              507 P. corazzi, Etiopia 1938-1946. Guerriglia e filo spinato, op. cit., pp. 21-22.
              508 Tel. n. 23991 del 12 maggio 1937, AUSSME, Fondo N-11, busta 4107.
              509 Tel. n. 156, firmato Graziani del 24 luglio 1937, AUSSME, Fondo D-6, DS 63.

                                                              Archivio Stella. Anni Venti in Libia.
                                                                         Meharisti in marcia
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