Page 179 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 179
Il RegIo eseRcIto e le opeRazIonI dI polIzIa colonIale In afRIca (1922-1940) 179
Hailù Darghiè , Uagascium Chebbedè , Merdazmac Asfauossen , mentre il territorio
517
519
518
dello Tzellentì dipendeva dal governo centrale, nella regione centrale la figura dominante
era ras Immirù , a cui si affiancavano ras Chebbedè Mengascià e il fitaurari Burrù ,
521
520
522
nel sud il potere era diviso tra degiac Amdemicael , degiac Gabre Mariam , degiac Na-
524
523
517 Beghemeder, Salalè, Derrà, Bughnà Muggià, Dembià, Ermacciocò, Ghedebai, Tacosà, Undlà, De-
lanta, Angot Gurà, Calim, Alefà, Quarà. Della famiglia dei signori del Lasta, suo padre era il degiac
Hailù, e dal lato materno apparteneva alla famiglia reale. Nato nel Lasta, visse a Ficcè, feudo dell’avo
ras Darghiè, crebbe all’ombra del clero e dei suoi insegnamenti e per questo divenne il prediletto della
chiesa copta. Nel colpo di stato del settembre del 1916 si schierò dalla parte di Zaoditù, salendo dal
rango di degiac a quello di ras. Sebbene esponente del partito dei “vecchi abissini”, sostenne l’ascesa
al trono di ras Tafari e ne fu premiato con un consistente ampliamento dei propri territori diventan-
do il più influente ras dell’impero. Venne descritto in questi termini: “carattere aperto e rozzamente
schietto, ras Casà [sic] è una simpaticissima figura di abissino del vecchio stampo. Ha 55 anni circa”
(ASMAI, III, busta 5, ivi).
518 Lasta, Uagh e Uoflà.
519 Uollo, Zebul, Jeggiù, Borana, Amhara Saint.
520 Goggiam, Damot, Meccià, Ilma Denasa, Agaumeder, Accefer, Zeghiè, Gubba, Scioa.
521 Efrem, Ifrata, Antzochia. Il padre, figlio di un semplice contadino, divenne governatore dell’Agaume-
der nel 1900 ma nel 1908 morì in disgrazia. Il governo di quel territorio era intanto passato a Cheb-
bedé Mangascià che nel 1917 diventò governatore dello Uollo e nel 1928 anche delle regioni di Ieg-
giù, Uadlà e Delantà. Nel 1935 aveva circa 54 anni.
522 Celia, Nonno, Uolisò, Ciabò, Ameia, Soddo, Guraghè, Marequò, Gamu. Allevato dall’imperatore
Menelik che, dopo averlo tenuto come paggio, lo aveva nominato governatore del Boredà, a ovest del
Lago Margherita, alla sua morte si trovò inizialmente in difficoltà ma poi l’imperatrice Zaoditù gli af-
fidò il governo dello Uollega. Si distinse nella repressione della rivolta di ras Gugsà Uoliè e ras Tafari,
salito al trono, lo nominò capo delle armate imperiali e ministro della guerra, col titolo di Fitaurari
dell’impero. Il Negus si fidava talmente di lui da affidargli la reggenza, tra il febbraio e il marzo 1932,
durante un suo viaggio nella Somalia Francese. Veniva descritto così dai servizi informativi italiani:
“rozzo, incolto, ambizioso fino alla vanità, amante della popolarità e delle grandezze, è, tuttavia, uo-
mo energico e capace. Ha circa 43 anni”. ASMAI, III, busta 5, ivi).
523 Arussi. Paggio dell’imperatore Menelik, fu chiamato dall’imperatrice Zaoditù a dirigere il ministero
dell’Agricoltura. Gli fu poi affidato il comando della cavalleria imperiale col titolo di fitaurari ed ebbe
il governo del Boreda.
524 Hararghiè, Ogaden. D’origine ghuraghe, trasferitosi ad Harar ottenne prima il titolo di balambaras e
più tardi quello di cagnasmac. Seguì il degiac Balcià nel Sidamo e lì venne promosso a fitaurari. L’a-
micizia con Balcià durò poco e Gabre Mariam si mise agli ordini del Governo centrale. Schieratosi
nel 1916 contro Ligg Jasu, venne nominato da ras Tafari suo aggrafari, e poi, divenuto luogotenente,
venne mandato nella provincia di Harar. Nel 1931 si distinse nella campagna dell’Ogaden e poi nella
lotta contro i rivoltosi Ima. Poiché le province assegnategli rendevano troppo poco, decise sua sponte
di tornare ad Addis Abeba indispettendo l’imperatore che in seguito lo inviò comunque in missione
diplomatica a Parigi, dove firmò la Convenzione sul commercio di armi tra Francia, Inghilterra, Italia
ed Etiopia. Rientrato ad Addis Abeba venne nominato Ministro dell’Interno, ma il comportamento
un po’ troppo “allegro” tenuto a Parigi causò la fine del suo matrimonio e lo fece cadere nuovamente
in disgrazia agli occhi dell’imperatore. Nel dicembre del 1932 perse così il posto di ministro e il go-
verno della provincia del Gambata che gli era stata da poco affidata. L’anno dopo, quarantenne, tornò
però in auge salendo al rango di ras. I servizi informativi italiani lo definivano “di scarsa intelligenza
e moralità”.