Page 193 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il RegIo eseRcIto e le opeRazIonI dI polIzIa colonIale In afRIca (1922-1940)  193

              nella  popolazione:  anche  molti  sottomessi
              avevano avuto modo di assistere al trattamen-
              to riservato ai ribelli e ai loro sostenitori e non
              avevano difficoltà a credere anche alle voci più
              inverosimili. Si pensò a un servizio di contro-
              propaganda che potesse neutralizzare l’effetto
              di queste voci continue e insistenti, utilizzan-
              do a questo scopo gli strumenti più diversi:
                 -  bandi e proclami in lingua amarica da
                   distribuire in gran numero nei mercati
                   e nelle piazze;
                 -  elargizioni più o meno generose di
                   denaro a tutti coloro che rendevano
                   buoni servizi, e in questo contesto ri-
                   entravano le offerte ai sacerdoti per le       AUSSME. Anni Venti in Libia.
                   loro chiese;                                      Truppa con Moschetto 91
                 -  coinvolgimento dei capi locali affinché influissero sulla popolazione spingendola
                   alla sottomissione;
                 -  attivazione di “consigli di distretto” nei quali i sacerdoti e i proprietari potevano
                   trattare le questioni più importanti della comunità.
                 In tre proclami in lingua amarica emessi dall’ufficio politico e diretti alle popolazioni
              della zona della ferrovia si diceva che per poter vivere tranquilli non c’era alternativa allo
              schierarsi con gli italiani, e un altro, indirizzato a sacerdoti e notabili, non lasciava dubbi
              sul fatto che non ci sarebbe stata pietà per chi si fosse opposto . È una realtà inconfutabile
                                                               594
              che la popolazione sia stata vittima di ingiustizie ed è un fatto che Graziani e alcuni suoi
              collaboratori non siano andati troppo per il sottile durante e dopo la conquista, tanto da
              essere definiti criminali di guerra dal governo etiopico, ma in queste ricostruzioni sono stati
              spesso omessi alcuni elementi che sono molto utili per poter comprendere i fatti.
                 Nell’aprile del 1937 Lessona faceva presente l’importanza di mostrarsi solidali con i
              capi fedeli, raccomandando poi che mogli e figli, soprattutto se minorenni, dei capi fucilati
              fossero trattati con “benevolenza e con spirito di comprensione”, in quanto sarebbe stato
              ingiusto far ricadere su di loro “le colpe dei mariti e dei padri” . Sempre nell’aprile del
                                                                 595
              1937, due mesi dopo l’attentato subito, anche Graziani diramava un ordine che merita di
              essere riportato per intero:





              594 Diario storico firmato console Mario Mezzetti del 24 luglio 1936, AUSSME, Fondo D-6, DS 625.
                 Questo metodo d’approccio fu adottato anche negli anni successivi: Della Bona, durante le opera-
                 zioni nella zona di Baco e del Tibbè ordinò di distruggere i tucul dei favoreggiatori e di rispettare le
                 proprietà dei sottomessi (tel. n. 1177 del 19 dicembre 1937, AUSSME, Fondo D-6, DS 77).
              595 Tel. n. 59688 del 29 aprile 1937, AUSSME, Fondo D-6, DS 57.
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