Page 189 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il RegIo eseRcIto e le opeRazIonI dI polIzIa colonIale In afRIca (1922-1940) 189
Iggiù, per fare un esempio emblematico, il famoso capo Zaudié Asfau era stato costretto a
fuggire travestito per sottrarsi alla reazione dei paesani .
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Un altro problema da non sottovalutare era quello dei briganti che da tempo immemo-
re infestavano l’Etiopia. Perennemente in movimento, violente e senza pietà, queste bande
di predoni erano fonte di gravi problemi che gli italiani, puntando al totale disarmo della
popolazione, non avevano considerato. Non era raro il caso di gente atterrita che correva a
rifugiarsi nei presidi italiani per sfuggire ad una morte certa , situazioni che la storiografia
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ha di solito trascurato, così come il fatto che la popolazione, stanca delle continue angherie
che era costretta a subire, si rivolgesse spesso al Governo chiedendo protezione o almeno le
armi necessarie per difendersi .
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Nel marzo del 1939, il governatore dell’Amara, a proposito di un grosso scontro con
una formazione di predoni nella zona tra Mens, Marabetiè e Debra Berhan, riferì che i
briganti sopravvissuti avevano sfogato la loro rabbia sul villaggio di Taf Dingai. Nella razzia
20 abitanti erano stati uccisi, 9 “orrendamente marcati a fuoco”, alcune centinaia bastonati
e tutti costretti a denudarsi in segno di sfregio, prima che i predoni si allontanassero, la-
sciandosi alle spalle 150 tucul bruciati e portando via 1.500 capi di bestiame, 3.000 talleri
e 1.500 chili di cereali . Davanti a simili fatti è ovvio che l’arrivo dell’esercito fosse sempre
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più spesso accolto con sollievo .
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Gli italiani, del resto, erano in qualche misura tenuti sotto controllo dalla comunità
internazionale, le denunce del Negus sull’uso di gas avevano avuto un forte impatto sull’o-
pinione pubblica mondiale e nella primavera del 1939 la Società delle Nazioni inviò in
Etiopia una missione costituita da britannici e francesi per controllare la situazione. Se la
guerra non aveva fronti e spesso erano i villaggi della zona di operazioni a farne realmente
le spese, va detto anche che quando ad essere colpiti erano dei “civili”, per quanto possibile
non venivano abbandonati: “[...] Perdite nemici, giorno 5, circa 500 tra cui 50 feriti tra
donne e bambini che sono ora al nostro campo” .
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le bande al soldo degli italiani compivano razzie contro i villaggi che davano appoggio e fornivano co-
pertura ai patrioti” (M. doMinioni, Lo sfascio dell’impero, op. cit., p.154). Va detto che testimonianze
sui difficili rapporti tra popolazione sottomessa e i ribelli si trovano in gran numero in AUSSME. Ri-
portarle tutte sarebbe impossibile, si può però suggerire un’accurata analisi del fondo D-6 e dei suoi
diari storici. Già nell’ottobre 1936 si era iniziato a parlare di “guerra civile” tra amhara e galla (Tel.
n. 21761 firmato Graziani del 23 ottobre 1936, AUSSME, Fondo N-11, busta 4123). Il bando del
degiac Haptemariam Ghebresghier[sic] del 26 ottobre 1936 si trova in AUSSME, D-6, DS 90, ban-
do, allegato n. 2 e 3. Si veda anche in ACS, FG, scatola 34, fasc. 30, sottofascicolo16, tel. n. 22198,
firmato Graziani a Lessona del 21.10.1936: “Guerra civile est cominciata tra amhara e galla vicino
Yubdo”.
583 Tel. n. 569 del 26 febbraio 1938, firmato Cavallero, AUSSME, Fondo D-6, DS 80.
584 Tel. n. 536 del 12 gennaio 1938, firmato Mezzetti, AUSSME, Fondo D-6, DS 79.
585 Tel. n. 3612 del 20 aprile 1938, firmato Calierno e tel. n. 2/24 del 24 aprile 1938 firmato Hazon,
AUSSME, Fondo D-6, DS 83.
586 Tel. n. 11257 del 39 marzo 1939, firmato Frusci, AUSSME, Fondo N-7, busta 1387.
587 Comunicazione n. 242214/5 del 6 luglio 1937 firmata Geloso AUSSME, Fondo D-6, DS 62.
588 Tel. n. 24687 dell’8 novembre 1936, firmato Graziani, AUSSME, Fondo N-11, busta 4123.