Page 25 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 25

GuerriGlia e controGuerriGlia nell’italia meridionale. il Grande briGantaGGio post-unitario (1860-1870)  25

              militare, disponevano di compagnie a piedi (inquadrate anche da ex ufficiali), reparti di
              cavalleria, cannoni di ferro fuso, ospedali da campo, carreggi e servizi. In questa fase furono
              effettuate vere e proprie operazioni militari contro formazioni armate del disciolto eser-
              cito borbonico che impegnarono duramente le truppe italiane specialmente nei territori
              di confine con la frontiera pontificia; furono così impiegate unità a livello reggimento, o
              raggruppamenti di reparti di armi a specialità diverse, in azioni di rastrellamento.
                 La seconda fase, fra il 1862 e il 1864, vide una contrazione delle aree di movimento e
              una diminuzione evidente dell’appoggio fornito dalle popolazioni. Il brigantaggio si ma-
              nifestò con una proliferazione di bande medie e piccole, derivate dalla frantumazione delle
              grosse formazioni  in gran parte a cavallo, molto mobili e con basi nelle zone più aspre del
                            12
              territorio. Dal fronte italiano la fase, la più grave per la quantità e la ferocia delle bande, fu
              caratterizzata dal regime di dichiarazione di stato d’assedio e dall’applicazione delle legge
              Pica ; furono impiegati reparti a livello battaglione o compagnia, rinforzati da aliquote di
                 13
              cavalleria e guardia nazionale .
                                     14

                 marzo 1861 di Civitella del Tronto, ultima roccaforte borbonica. Cfr. ceSare ceSari, Il brigantaggio
                 e l’opera dell’esercito italiano, Roma, Ed. Ausonia, 1920, pp. 79-90.
              12  Citiamo alcuni esempi: lo scontro di S. Croce in Molise (gennaio 1862) e la strage di Petrella, presso
                 Lucera (17 marzo 1862) entrambe ad opera della banda Caruso; gli scontri nelle masserie di Mela-
                 nica e quello del 31 dicembre 1862 sostenuto dal colonnello Fravero contro la banda De Sandro in
                 Capitanata; il fatto d’armi, nel giugno 1862, di Pietransieri in Abruzzo; i combattimenti di Cascina
                 Francavilla e di torre Palazzo nel febbraio 1862 ad opera della banda Schiavone nella zona di Caserta;
                 il combattimento della Masseria di Belmonte contro la banda di Pizzichicchio nel territorio di Lecce;
                 lo scontro, il 5 ottobre 1863, con la banda Caruso nel Beneventano a Pietramelara; a S. Marco in La-
                 mis, nel Foggiano il 21 marzo dello stesso anno; contro la banda Crocco gli scontri di Grottaminarda
                 e al passo di Mirabella nell’Avellinese. Cfr. ceSare ceSari, Il brigantaggio e l’opera dell’esercito italiano,
                 op. cit., pp. 107-143.
              13  Il 15 agosto 1863 venne emanata, dopo un’approvazione quasi unanime (173 voti contro 33) da par-
                 te del Parlamento, la legge Pica (n. 1409), che prese il nome dal redattore stesso, l’abruzzese deputato
                 moderato Giuseppe Pica già incarcerato e perseguitato dai Borboni. Fu una legge speciale adottata in
                 deroga agli articoli 24 e 71 dello Statuto Albertino, articoli che garantivano, rispettivamente, il prin-
                 cipio di uguaglianza di tutti i sudditi dinanzi alla legge e la garanzia del giudice naturale (principio
                 secondo cui nessun cittadino può essere sottratto al giudizio del giudice naturale precostituito
                 ed affidato ad altro tribunale) connessa al divieto di costituire tribunali speciali. Tale legge colpiva
                 non solo i presunti o reali briganti, ma affidava al giudizio dei tribunali militari anche i loro parenti
                 e congiunti o i semplici sospetti di collaborazione. Essa puniva con la fucilazione chi avesse opposto
                 resistenza con le armi; prometteva riduzioni di pena a chi si fosse presentato entro un mese; istituiva
                 delle giunte provinciali che ebbero la facoltà di assegnare a domicilio coatto chiunque fosse sospetta-
                 to di essere manutengolo dei briganti; autorizzava infine l’arruolamento locale di squadre di volon-
                 tari per combattere il brigantaggio; rimase in vigore, con varie proroghe ed integrazioni di successive
                 modificazioni, fino al 31 dicembre 1865. Cfr. Giorgio Candeloro, Storia dell’Italia Moderna, Vol. V,
                 La costruzione dello Stato unitario 1860-1871, op. cit., pp. 206-207; Roberto Martucci, Emergenza e
                 tutela dell’ordine pubblico nell’Italia liberale: regime eccezionale e leggi sulla repressione dei reati di bri-
                 gantaggio (1861-1865), Bologna, Il Mulino, 1980.
              14  Il 15 marzo 1863 con R. Decreto, su proposta dell’allora Ministro degli Interni del governo Minghet-
                 ti, Ubaldino Peruzzi, e di concerto con quello della Guerra, fu autorizzata la creazione in Basilicata di
   20   21   22   23   24   25   26   27   28   29   30