Page 26 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 26
26 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
L’ultima fase, sviluppatasi dal 1865 in poi, vide il fenomeno declinare progressivamen-
te: le bande divennero sempre più piccole e si attestarono in territori ben circoscritti ,
15
spesso con agganci alla criminalità comune . Le forze militari impiegate contro i briganti
16
- poco meno di 40.000 uomini - furono ridotte per consentire al governo di affrontare la
campagna del 1866 contro l’Austria; va infatti ricordato che nel periodo di massimo im-
pegno operativo erano stati trasferiti nel Sud circa 120.000 uomini, cioè poco meno della
metà della forza alle armi del Regno d’Italia.
Le bande di briganti che operarono alla frontiera pontificia erano caratterizzate da una
marcata prevalenza dell’elemento legittimista (napoletano e straniero), contro una più ac-
centuata presenza di quello contadino tra quelle operanti nelle altre regioni; quanto all’ap-
porto legittimista, quello indigeno fu in gran parte rappresentato da ex militari del disciolto
esercito borbonico, renitenti e disertori di provenienza meridionale, elementi della media e
piccola burocrazia borbonica; mentre quello straniero (francese, belga, spagnolo, austriaco,
svizzero, epirota e qualche inglese) fu prevalentemente costituito da nobili, ex ufficiali, av-
venturieri, mercenari, che si arruolarono nelle bande per la difesa del trono-altare. Le bande
ebbero l’appoggio del clero, di una parte della nobiltà meridionale e dei proprietari terrieri,
della classe dirigente spodestata, di sindaci e guardie nazionali, oltre che di ex garibaldini.
Sotto il profilo operativo risultò che le bande alla frontiera pontificia erano costituite
da personale meglio armato, più aggressivo e combattivo . Alcune di esse raggiunsero e
17
superarono le mille unità; la loro forza era comunque fluttuante in relazione alla stagione,
alle azioni militari da svolgere e all’intervento da parte delle popolazioni. Secondo varie
fonti, le bande operanti nelle sole province napoletane raggiunsero i 30.000 uomini, (dati
che in ogni caso non conteggiano le popolazioni che diedero il solo concorso esterno ). Un
18
calcolo esatto è tutt’oggi impossibile. Si stima che la forza dei “ribelli” raggiungesse almeno
le 80.000 unità nel 1862. I dati della polizia, nel 1863, indicavano che 1.038 uomini erano
stati trovati in possesso di armi e per questo fucilati, 2.413, invece, erano stati uccisi in
combattimento e 2.768 erano stati fatti prigionieri .
19
un corpo di Guardia Nazionale a cavallo. Cfr. Giornale Militare, anno 1863, Torino, Tip. Fodratti,
p. 153.
15 La banda Fuoco sui monti di Scanno, la banda Palma nei pressi di Rossano, la banda Colamattei at-
taccata con successo a Vallerotonda, presso Cassino, il 13 aprile 1868; gli ultimi briganti catturati o
uccisi, ormai isolati, furono Pilone, che aveva perso i suoi uomini nello scontro di Torre Annunziata
nell’ottobre del 1870, ed un certo Tiracanale, che nella Marsica dove operava fu ucciso da un conta-
dino. Il 19 gennaio 1870 cessavano le Zone militari istituite contro il brigantaggio e gli ultimi strasci-
chi vennero considerati di pertinenza delle forze di polizia. Cfr. Cesare Cesari, Il brigantaggio e l’opera
dell’esercito italiano, op. cit., pp. 157-165.
16 Cfr. luiGi tuccari, Memoria sui principali aspetti tecnico operativi della lotta la brigantaggio dopo l’uni-
tà (1861-1870), in “Studi storico-militari 1984”, Roma, SME - Ufficio Storico, 1985, pp. 203-272,
in particolare pp. 204-205.
17 Ibidem
18 Cfr. luiGi tuccari, Il Brigantaggio nelle province meridionali dopo l’unità d’Italia (1861-1870), op.
cit., p. 71.
19 Cfr. p. G. FranzoSi, La Campagna contro il Brigantaggio meridionale post-unitario, op. cit., p. 74.
Capitolo primo