Page 30 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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30 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
anziché indossato e che lo zaino si potesse lasciare agli accantonamenti. Il generale Palla-
vicini affrontò il problema in termini ancor più radicali, diramando nell’agosto 1868 una
circolare di chiarezza e semplicità esemplari, frutto della sua lunga esperienza in comandi
operativi nel napoletano, ma anche di una mentalità più aperta e costruttiva. In essa, infat-
ti, la truppa veniva dispensata dall’indossare i già citati capi di vestiario che componevano
la “tenuta da brigantaggio”. Si trattò però sempre di iniziative individuali che non furono
mai sanzionate in regolamenti ufficiali: in alcuni casi, provocarono polemiche e reazioni,
e talvolta furono oggetto di severi interventi superiori. È infine da ricordare che il gravoso
impegno operativo delle truppe ebbe conseguenze sfavorevoli anche sul consumo degli
effetti di vestiario e delle calzature; ma l’esperienza di quel periodo sollecitò anche studi
e ricerche per l’adozione di uniformi più pratiche e, in particolare, di calzature più adatte
alle lunghe marce, che si realizzarono dopo il 1870 con la distribuzione al soldato di scarpe
anatomiche, cioè di costruzione diversa per il piede sinistro e per il piede destro .
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Vettovagliamento
Il servizio di vettovagliamento per i reparti fuori sede era regolato dalle norme in tempo
di guerra; la sussistenza militare forniva, all’atto della partenza, viveri al seguito a lunga
conservazione integrando il sistema, quando possibile, con rifornimenti sul posto. Ciò
comportava il trasporto di viveri e materiali da cucina con carreggi che appesantivano il
movimento delle truppe. Per ovviare a questi inconvenienti, il generale Pallavicini ordinò
con successive circolari che: “[…] La truppa che esce per suo turno o straordinariamente
in servizio p. s. non farà il rancio [...] è espressamente vietato di trasportare viveri freschi,
utensili da cucina, facendo seguire i drappelli da bestie da soma [...] Alla truppa saranno
invece corrisposti viveri in denaro per le 36 ore e per tutti i giorni che dovrà star fuori per
il servizio stesso. Apparterrà conseguentemente al soldato di provvedersi nei paesi dove si
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sofferma il drappello [...]” .
Va altresì detto che tale sistema se da un lato risolveva il problema delle salmerie, dall’al-
tro ne creava uno nuovo: non sempre era possibile reperire nei paesi, spesso piccoli e poveri,
derrate bastanti per tanti uomini e anche a buon prezzo, né incontrare, in luoghi spesso sel-
vaggi, centri abitati dove acquistarli; tutto ciò andava a scapito, ovviamente, del soldato che
vedeva corrispondere all’aumentare dei disagi e delle fatiche un’alimentazione più scarsa .
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31 Cfr. luiGi tuccari, Memoria sui principali aspetti tecnico operativi della lotta la brigantaggio dopo l’u-
nità (1861-1870), op. cit., pp. 233-235.
32 ivi, pp. 235-236.
33 Cfr. Ferruccio Botti, Il pensiero militare e navale italiano dalla rivoluzione francese alla prima guerra
mondiale (1789-1915), Roma, 2000, Vol. II, SME – Ufficio Storico, p. 178.
Capitolo primo