Page 32 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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           Le condizioni sanitarie della truppa

              È importante ricordare, oltre a quanto risulta agli atti della Commissione Parlamentare
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           di Inchiesta sul Brigantaggio , alcuni dati forniti dal generale Pallavicini al 6° G. C. in una
           relazione del 14 agosto 1864, circa le condizioni sanitarie delle truppe nella Zona Militare
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           di Melfi-Bovino . In tale rapporto vengono segnalate “febbri perniciose abbattutesi sulle
           truppe”, tanto che “la forza disponibile delle compagnie è ridotta ai minimi termini”, inol-
           tre, “si segnala che su una forza totale di 1.023 uomini nel distretto di Bovino, 451 sono
           indisponibili per malattia”. Questa testimonianza particolare, corrisponde alla drammatica
           situazione sanitaria generale: attrezzature e strutture ospedaliere erano quasi del tutto as-
           senti, con il risultato che il maggior numero di perdite della campagna del meridione fu
           dovuto a malattie (soprattutto tifo e malaria).


           L’impiego delle unità militari

              L’esercito piemontese giunse in territorio napoletano militarmente e psicologicamente
           impreparato a fronteggiare insurrezioni di popolo e brigantaggio. Gli ufficiali provenivano
           quasi esclusivamente dal ceto aristocratico ancora permeato di idee feudali ed antipopolari
           e non potevano, quindi, comprendere le aspirazioni ed il comportamento di quelle popo-
           lazioni, meno che mai il loro modo di combattere considerato vile e sfuggente, basato su
           imboscate ed inganni . Le reazioni avute, all’atto dell’annessione, in altri Stati preunitari
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           (specie Lombardia e Toscana), erano rimaste nell’ambito della dialettica politica. Nel napo-
           letano, invece, l’esercito dovette affrontare una vera e propria guerra civile, in cui si scon-
           trarono le masse d’insorti che rifiutavano il regime unitario, e le grosse formazioni armate
           che lo contrastavano. In un primo tempo i vertici militari ritennero di poter fronteggiare
           l’emergenza, avocando a sé il controllo della frontiera pontificia e dei maggiori centri urba-
           ni, lasciando alle forze di polizia il compito di ristabilire l’ordine nelle province. La portata
           delle insurrezioni dimostrò ben presto l’inadeguatezza di tale indirizzo e obbligò i comandi
           militari ad intervenire pesantemente nelle province.







           34  Nominata nella seduta della Camera del 16 dicembre 1862, in comitato segreto, fu una grande vit-
              toria politica della Sinistra. Composta da nove deputati, tre di destra (Massari, Morelli, Ciccone), tre
              di sinistra (Saffi, Romeo, Argentino), un “rattazziano” (Castagnola) e due generali garibaldini (Bixio
              e Sirtori), ebbe lo scopo di sollevare il velo di silenzio steso dai governi moderati sugli errori e sugli
              abusi compiuti nella repressione del brigantaggio e di studiare a fondo i motivi sociali, oltre che po-
              litici, del grave fenomeno in vista di rimedi che non fossero solo di carattere repressivo. Cfr. GiorGio
              candeloro, Storia dell’Italia Moderna, Vol. V, La costruzione dello Stato unitario 1860-1871, op. cit.,
              p. 205.
           35  AUSSME, Fondo G11 Brigantaggio, busta 95.
           36  Cfr. p. G. FranzoSi, La Campagna contro il Brigantaggio meridionale post-unitario, op. cit., p. 78.

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