Page 37 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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GuerriGlia e controGuerriGlia nell’italia meridionale. il Grande briGantaGGio post-unitario (1860-1870) 37
dell’ordine e della sicurezza pubblica. L’esigenza primaria era quella di ristabilire l’ordine
nelle province e ripristinare l’autorità dello Stato, dunque nell’area operativa di ciascuna
divisione furono costituite, compatibilmente con le limitate forze a disposizione, colonne
mobili di livello organico variabile che periodicamente visitavano masserie e centri rurali
delle zone più calde. Tali dispositivi finirono, però, per assumere una funzione essenzial-
mente preventiva, intesa cioè a dimostrare alle popolazioni in rivolta la forza del nuovo
Stato unitario. In questo senso, le autorità amministrative e giudiziarie si servirono di detti
complessi per eseguire sentenze di tribunali, riscuotere tributi e ripristinare l’osservanza
della legge. In genere, si trattò di “passeggiate militari”, effettuate con reparti incolonnati
in formazione di marcia, prive cioè di una effettiva capacità reattiva nei confronti di bande
armate aggressive e abituate a muovere rapidamente in terreni impervi. Ne conseguì che
l’“organizzazione Durando”, anche per la limitata disponibilità delle forze, non fu in grado
di contrastare l’azione delle bande, le quali si moltiplicarono, si ingrossarono, occuparono
paesi e interi territori. Per fronteggiare l’emergenza, i comandi militari furono costretti ad
assumere un atteggiamento difensivo favorendo l’espansione del brigantaggio. Durante la
“fase Cialdini”, identificabile tra il 12 luglio e il 31 ottobre 1861, nelle province più battute
dalle scorrerie delle bande entrò in funzione una apposita organizzazione operativa, artico-
lata in Zone Militari, indipendente e sovrapposta a quella territoriale, con esclusivi compiti
di ricerca e distruzione delle grosse formazioni di briganti.
Per potenziare l’azione delle forze a disposizione, del tutto insufficienti rispetto alle
esigenze di un così vasto territorio, Cialdini istituì, in ciascuna provincia, compagnie di
guardie nazionali mobili (69 compagnie) selezionate su base volontaria, poste alle dipen-
denze operative dei comandi militari territoriali. Nel territorio di ciascuna Zona Militare
fu realizzata una rete di presidi fissi nei maggiori centri, con colonne mobili per il controllo
delle campagne. Nell’ambito di ciascuna Zona Militare un’aliquota delle forze fu destinata
a servizi di presidio e di scorta a diligenze, corrieri postali, autorità civili e militari; la parte
rimanente, ripartita in distaccamenti e colonne mobili, provvedeva giornalmente a perlu-
strare il territorio assegnato. Se qualche paese passava all’avversario o veniva occupato dalle
bande, partivano subito in colonna mobile alcuni reparti di consistenza adeguata alla mi-
naccia segnalata. Le colonne mobili, di livello organico variabile, facevano capo ai sindaci e
alle stazioni dei carabinieri per l’arresto di individui segnalati come briganti o manutengoli,
negli appositi elenchi forniti di volta in volta dai comandi superiori.
L’organizzazione Cialdini, pur essendo più articolata e più aderente al territorio, ri-
mase legata alle concezioni della massa e dell’attacco sistematico che ne condizionarono
le possibilità di successo; infatti, per contrastare l’aumentata aggressività delle grosse for-
mazioni, furono frequentemente costituiti robusti complessi mobili di armi e specialità
diverse, anche al comando di un generale, con lo scopo di rastrellare le campagne con i
reparti incolonnati, visitare paesi e masserie alla ricerca dei briganti, senza però mai riuscire
a prendere contatto con le bande. In alcuni casi si verificarono rappresaglie nei confronti
delle popolazioni che avevano dato aiuto ai briganti, “comprovati uccisori di soldati italiani