Page 39 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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GuerriGlia e controGuerriGlia nell’italia meridionale. il Grande briGantaGGio post-unitario (1860-1870) 39
zioni radicali che restituirono vigore e successo alle operazioni militari.
Il generale Cadorna fu al comando della Divisione Militare di Chieti dal 20 luglio
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1861 al 1863, nel periodo di maggior virulenza delle insurrezioni popolari e del brigan-
taggio. Dopo aver posto in evidenza l’inefficacia della tattica fino allora seguita, Cadorna
sostenne l’assoluta necessità di contrapporre le stesse pratiche d’informazione, di speditezza
e segretezza adottate dai briganti. Fra le innovazioni più significative, meritano di esse-
re ricordate quelle relative al rastrellamento di zone montane. I procedimenti (impiego
di colonne multiple ripartite in settori di competenza e agenti contemporaneamente dal
basso verso l’alto in direzione concentrica), descritti nella sua “Memoria” con dovizia di
particolari, sono di livello tecnico tale da conservare piena validità anche ai nostri giorni.
Le nuove procedure vennero sperimentate in una operazione di rastrellamento sui monti
della Maiella, anche se non dettero il risultato sperato, probabilmente per la mancanza di
una mentalità aperta agli imprevisti e abituata all’iniziativa individuale, nonché alla man-
canza d’addestramento preventivo dei quadri e della truppa al combattimento in regioni
montane.
Il generale Franzini fu, in più riprese fra il 1861 e il 1864, al comando della Zona
Militare di Nola-Avellino, con responsabilità sul Principato Ultra e sui circondari di Mel-
fi, Bovino e Rionero. Egli organizzò in quei territori una caccia accanita alle formazioni
più audaci e aggressive - Crocco, Ninco Nanco, Cipriano e Giona La Gala - che affrontò
con una tattica nuova, caratterizzata dall’impiego di numerose colonne mobili in costante
movimento. Dette, inoltre, largo impulso al decentramento e al frazionamento dei reparti,
per assicurare il controllo di aree sempre più vaste della sua giurisdizione. Va sottolineato
però, come si legge in una relazione del 30 aprile 1864 , che non sempre questa tattica
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ebbe successo a causa dell’audacia di alcune bande in grado di infiltrarsi fra i dispositivi in
movimento, colpendo i ritardatari.
Il generale Pallavicini fu certamente il comandante di truppe più prestigioso per spirito
innovatore, tenace impegno, e lunga esperienza maturata in ben cinque successivi coman-
di operativi, retti in varie regioni del napoletano. Le sue tecniche d’impiego, basate sulla
astuzia e sulla sorpresa, oltre che su una tattica agile e mobilissima, assicurarono alle forze
poste ai suoi ordini una netta superiorità d’azione e risultati risolutivi per l’eliminazione del
nemico. Il suo merito maggiore fu certamente quello di aver saputo infondere nelle unità
dipendenti quelle doti di dinamismo, leggerezza, iniziativa che da sempre costituiscono il
patrimonio spirituale e culturale dei bersaglieri. Con la sua azione dinamica e manovriera
non dava tregua alle bande, le cercava nei nascondigli più reconditi, le inseguiva su sentieri
aspri e boscosi, le costringeva ad uscire allo scoperto per farle poi cadere nelle maglie della
fitta rete predisposta. Attraverso le tappe della sua lunga attività direttiva in varie regioni
del napoletano è possibile ricostruire l’evoluzione della tattica militare. Le innovazioni più
significative da lui introdotte interessarono il personale, attraverso disposizioni particola-
54 Autore di una Memoria sulle cause del brigantaggio, cit. in luiGi tuccari, Memoria sui principali aspet-
ti tecnico operativi della lotta la brigantaggio dopo l’unità (1861-1870), op. cit., p. 218.
55 AUSSME, Fondo G11 Brigantaggio, busta 95.