Page 43 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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GuerriGlia e controGuerriGlia nell’italia meridionale. il Grande briGantaGGio post-unitario (1860-1870) 43
elevato, studi e ricerche per l’adozione di nuove tecniche d’impiego delle forze militari, atte
a contrastare l’azione offensiva delle bande.
Sotto i profili operativo e logistico gli insegnamenti di maggior rilievo provengono dal
generale Pallavicini, le cui circolari a stampa conservano tuttora una tale freschezza e attua-
lità da figurare degnamente in un moderno manuale di controguerriglia: le sue istruzioni
alle truppe dimostrano un intuito e una profondità di analisi innovativi per quei tempi.
L’esperienza della lotta al brigantaggio sottolineò l’importanza dell’iniziativa individua-
le e dell’ordine sparso, valorizzò il singolo e il suo operato rispetto alla massa, e rappresentò
la necessità di riforme su criteri di maggior praticità e semplificazione. Tali insegnamenti
aprirono la strada alle sostanziali trasformazioni che troveranno poi il loro naturale sbocco
nelle riforme Ricotti fra il 1870 e il 1876 .
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65 Ricotti Magnani Cesare. Generale, (30 giugno 1822 Borgo Lavezzaro - Novara 5 agosto 1917). Parte-
cipò alla campagna del 1848 e fu ferito a Peschiera e promosso capitano per merito di guerra. Com-
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batté anche nel 1849. Partecipò alla guerra di Crimea e fu capo di S. M. della 3 Divisione nella cam-
pagna del 1859; come comandante della Brigata Aosta, prese parte alla campagna del 1860-61. Di-
rettore generale delle armi speciali presso l’amministrazione centrale della guerra nel 1861 ebbe nella
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campagna del 1866 il comando della 12 divisione. Fu ministro della guerra dal 1870 al 1876, di nuo-
vo dal 1884 al 1887. Collocato nella riserva nel 1895, per la terza volta ministro dal marzo al luglio
1896. Senatore dal 1890. Il suo nome rimane legato all’Ordinamento dell’Esercito da lui propugna-
to (1871-1875). Egli modificò la legge del 1854 sul Reclutamento e diede nuove norme per l’ordi-
namento delle forze militari. Malgrado l’aumento di popolazione dovuto alle annessioni del 1866 e
del 1870, per ragioni di economia vennero soppressi 80 battaglioni di fanteria e 5 di bersaglieri; solo
vennero create 24 compagnie alpine (attuando le proposte del capitano Perrucchetti). Invece di 14
C. d’A. prevedibili in base alla popolazione, se ne ebbero 10, e in certi momenti appena 7. La ferma
venne ridotta da 5 a 3 anni, accrescendosi così il numero dei riservisti disponibili, e si previde la costi-
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tuzione di un esercito di 2 linea, che per breve tempo si chiamò di milizia provinciale, poi di milizia
mobile. L’esercito era costituito (nel 1875) di 7 Corpi d’armata (16 divisioni) con 80 reggimenti. di
fanteria su 3 battaglioni; 10 reggimenti di bersaglieri su 4 battaglioni; 7 reparti alpini con 24 compa-
gnie.; 20 reggimenti di cavalleria su 6 squadroni; 10 reggimenti d’art. da campagna a 10 batterie; 4
reggimenti d’art. da fortezza con 15 compagnie; 2 reggimenti del genio con 20 compagnie. Cfr. ricot-
ti Magnani Cesare in Enciclopedia Militare, Milano, Istituto Editoriale Scientifico S. A., 1933 (ad vo-
cem). Le riforme Ricotti si ispiravano al modello prussiano che aveva impressionato gli ambienti mili-
tari europei dopo la vittoria senza appello del 1870 sulla Francia di Napoleone III e che aveva portato
quest’ultima alla Repubblica ed alla fine dei Bonaparte. Si volle però evitare, a differenza del modello
prussiano, il reclutamento regionale che avrebbe potuto costituire, nella realtà italiana, una potenzia-
le minaccia alla neonata unità nazionale; cfr. oreSte Bovio, Storia dell’Esercito italiano (1861-1990),
Roma, SME -Ufficio storico, 1996 (1ª edizione), pp. 91-106.
66 Cfr. luiGi tuccari, Memoria sui principali aspetti tecnico-operativi della lotta la brigantaggio dopo l’u-
nità (1861-1870), op. cit., pp. 238-239.