Page 48 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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48 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
monitoraggio del territorio infestato, le truppe venivano a sorprendere una banda, gli inse-
guimenti condotti senza lasciare tregua ai briganti e con il concorso di tutti i distaccamenti
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in perlustrazione nella zona, le sorprese , organizzate per intercettare i briganti di cui era
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stata preventivamente conosciuta la dislocazione, gli appiattimenti , intesi come agguati
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tesi dalle truppe occultate in luoghi coperti contro briganti in movimento e infine gli
scontri. Riguardo a questi ultimi, il Pallavicini trattava con grande attenzione il caso in cui
un distaccamento si fosse trovato ad affrontare “forze brigantesche preponderanti” , ana-
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lizzando i possibili casi tra cui il peggiore, ovverosia quello in cui un drappello fosse caduto
in un agguato teso da una forte banda. In tutte le circostanze, la superiorità morale delle
truppe verso i briganti avrebbe controbilanciato la sproporzione del numero, il distacca-
mento non avrebbe mai dovuto ritirarsi e meno che mai arrendersi - ciò avrebbe significato
morte sicura - ma contrattaccare risolutamente, in considerazione che, grazie all’apparato
di controllo precedentemente attivato sul territorio, sarebbero subito giunti i rinforzi. Il
“servizio straordinario di pubblica sicurezza” si svolgeva attraverso quattro operazioni: le
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scorte , previste per i convogli di armi, munizioni e denaro quasi mai per le persone e le
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traduzioni di briganti prigionieri ; le perlustrazioni, sorprese e appiattimenti organizzati in
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base a notizie precise, avute al momento, sulla posizione di una banda in una determinata
zona; i blocchi dei paesi al fine di catturare briganti e manutengoli o interrompere i contatti
tra i primi in campagna e i secondi nei centri abitati e, infine, i movimenti generali, intesi
come rastrellamenti a cui partecipavano tutte le forze di una zona o di una sottozona in
base all’acquisizione di informazioni, anche generiche, sulla presenza di una o più bande
in un determinato territorio . Il “Servizio speciale” rappresentava la vera innovazione, in
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quanto era eseguito da reparti denominati colonne volanti, costituiti e posti alle dipendenze
dirette del comandante, cioè del generale Pallavicini che ricordava di averle già sperimen-
tate, con ottimi risultati, nelle operazioni contro il brigantaggio in Puglia e in Basilicata
nel 1864.
Le colonne volanti, guidate da ufficiali scelti per le loro particolari attitudini, erano
82 Ibidem, pp. 27-29.
83 Ibidem, pp. 29-30.
84 Ibidem, pp. 30-36. Gli appiattimenti vengono ulteriormente ripartiti in appiattimenti in luoghi chiu-
si (masserie o locali cinti da mura) e appiattimenti in aperta campagna.
85 Ibidem, pp. 38-42.
86 Ibidem, pp. 42-50.
87 In particolare, le scorte a personalità non dovevano quasi mai esser concesse se non in casi ecceziona-
li, e nel caso in cui la scorta a persone avesse avvistato una banda, doveva abbandonare gli scortati che
sarebbero rientrati da soli e concentrarsi sull’inseguimento della stessa banda avvistata.
88 Pallavicini prevedeva l’immediata eliminazione fisica dello stesso prigioniero nel caso di un attacco
alla scorta militare da parte di una banda per liberarlo.
89 I movimenti generali potevano essere disposti dal comandante di zona o di sottozona per il territorio
di loro competenza, o per più zone, in questo caso a cura del Comando generale delle truppe per la
repressione del brigantaggio.
90 Ibidem, pp. 50-54.
Capitolo primo