Page 49 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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GuerriGlia e controGuerriGlia nell’italia meridionale. il Grande briGantaGGio post-unitario (1860-1870) 49
unità miste, formate da uomini provenienti dai reparti dell’esercito impiegati nella lotta al
brigantaggio (carabinieri, fanti di linea, bersaglieri) e tra le milizie locali (guardie nazionali
e squadriglieri). I militari erano scelti tra i più “robusti e di sperimentata risolutezza, buo-
ni marciatori, buoni tiratori”, gli elementi delle milizie locali, invece, oltre a quelle doti,
dovevano avere una perfetta conoscenza dei luoghi infestati dalle bande . I comandanti
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delle colonne volanti agivano in piena autonomia e avevano solo l’obbligo di informare
il comandante di zona e sottozona nel momento in cui si muovevano nel territorio di sua
giurisdizione o direttamente il comando generale negli altri casi. Le colonne volanti, in
sostanza, conducevano operazioni “nel cuore delle regioni montuose, ossia dei luoghi che
per la loro lontananza dai centri abitati sono visitati di rado” , per più giorni e settimane,
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pernottando in loco. Le istruzioni avevano anche un’immediata ricaduta sugli aspetti lo-
gistici, in quanto la tenuta del soldato in operazioni anti-brigantaggio veniva alleggerita:
niente più zaino, chepì e sacco tenda, mentre i viveri potevano essere acquistati sul posto .
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Dopo l’istruzione teorica del 29 marzo 1868, il generale Pallavicini emanò ulteriori cir-
colari sulla repressione del brigantaggio che nulla volevano aggiungere al corpus di norme
dell’istruzione, ma si integravano con quella, in quanto costituivano le disposizioni per un
efficace applicazione sul terreno. Tra queste circolari ricordiamo la n. 5, relativa all’arresto
preventivo di parenti dei briganti e dei sospetti manutengoli che dovevano essere impri-
gionati fino alla cattura degli stessi ricercati ; la n. 36 relativa alle misure di controllo sulla
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popolazione rurale che, con la scusa di lavorare in campagna, portava viveri potenzialmente
destinati ai briganti ; la n. 56, del 15 luglio 1868, relativa alla redistribuzione delle forze
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militari sul territorio infestato e sulla diminuzione della forza dei singoli distaccamenti
in perlustrazione in conseguenza dell’eliminazione delle bande più grandi ; la n. 60 del
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26 luglio 1868, relativa alle modalità per ottenere la collaborazione dei parenti e sospetti
manutengoli imprigionati a disposizione del comando generale ; la n. 92 del 9 dicembre
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1868 che incrementava le perlustrazioni in campagna contro le bande e la pressione sui
91 Ibidem, p. 50: ”Serbo a me stesso la formazione di questi drappelli, ed intendo affidarne il coman-
do a quegli ufficiali, che per addimostrata attitudine alle cose del brigantaggio, che per zelo ed ener-
gia diano salde garanzie di riuscire nello speciale e faticoso servizio, che debbono prestare: gli uomini
componenti i drappelli, destinati in servizio di colonne volanti, saranno scelti fra i carabinieri, fra i
soldati di fanteria di linea e bersaglieri, fra le guardie nazionali e fra le squadriglie. Gli individui mili-
tari dovranno essere robusti e di sperimentata risolutezza, buoni marciatori, buoni tiratori; quelli non
militari dovranno a questi requisiti aggiungere la pratica conoscenza dei luoghi solitamente percorsi
dalle comitive brigantesche”.
92 Ibidem, p. 52.
93 Ibidem, p. 57-60.
94 auSSMe, Fondo G-11 Brigantaggio,, busta 128, fascicolo 6, sottofascicolo 3, c. 3.
95 auSSMe, Fondo G-11 Brigantaggio, busta 128, fascicolo 6, sottofascicolo 3, c. 2.
96 auSSMe, Fondo G-11 Brigantaggio, busta 120, fascicolo 12, c. 28, pubblicata in M. G. Greco, il ruolo
e la funzione dell’Esercito nella lotta al brigantaggio, op. cit., documento 1, pp. 194-195.
97 auSSMe, Fondo G-11 Brigantaggio, busta 120, fascicolo 12, cartella 32, pubblicata in M. G. Greco,
Il ruolo e la funzione dell’Esercito nella lotta al brigantaggio, op. cit., documento 2, pp. 195-198.