Page 51 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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GuerriGlia e controGuerriGlia nell’italia meridionale. il Grande briGantaGGio post-unitario (1860-1870) 51
Conclusioni
L’esercito italiano nelle province dell’ex Regno delle Due Sicilie, all’indomani dell’U-
nità, si trovò indubbiamente coinvolto in un conflitto dalle proporzioni di una guerra
civile, percepito dai vertici militari come un’emergenza che metteva in discussione la stessa
esistenza del giovane Stato unitario. I ministri della guerra dei primi governi italiani e i
generali posti al comando delle truppe nelle province meridionali, dalla costituzione della
luogotenenza nel 1861 alla successiva creazione del VI Gran Comando di Dipartimento,
temevano, non senza motivo, un’invasione dallo Stato pontificio, organizzata dalla corte
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borbonica in esilio a Roma, sostenuta occultamente dal Papato ; ma ciò che più paven-
tavano era un’insurrezione generale, magari attraverso uno sbarco in qualche punto delle
coste dell’Italia meridionale. Lo spettro del 1799 aleggiò per tutto il 1861, il 21 luglio il
generale Cialdini inviava a tutti i generali comandanti di divisione territoriale due tele-
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grammi, nel primo li allertava riguardo a una possibile insurrezione generale che avrebbe
avuto inizio il 24 dello stesso mese, mentre nel secondo si davano le direttive di massima
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per fronteggiare la situazione che consistevano nel concentrare le truppe nei capoluoghi di
provincia e nei centri più importanti, abbandonando le campagne e cercando di tenere, fin
dove possibile, il collegamento con lo stesso comando a Napoli. In sostanza era la scelta di
una strategia difensiva che avrebbe permesso di tenere i centri politico-economici del Sud,
in attesa dei rinforzi.
La difficilissima situazione delle province meridionali era aggravata dall’incerta con-
giuntura internazionale, complicata dalla “questione romana” e dall’atteggiamento ambi-
guo di Napoleone III che in certi momenti sembrava voler rimettere in discussione l’assetto
unitario raggiunto dalla penisola . Molti ufficiali ritenevano ormai possibile uno scontro
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con la Francia che, secondo alcuni, come il colonnello e deputato al parlamento Benedetto
Musolino, alimentava occultamente il brigantaggio. Musolino, nel 1864, presentava una
memoria sulla difesa nazionale al ministro della Guerra, in cui si ipotizzava, con notevole
ottimismo, un conflitto contro l’Austria per liberare Venezia e contro la Francia a favore di
Roma e per far cessare il brigantaggio, alimentato da quella stessa potenza . Del resto, nel
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101 Rimane fondamentale sull’argomento, A. AlBonico, La mobilitazione legittimista contro il Regno d’I-
talia: la Spagna e il brigantaggio post-unitario, Milano, Giuffré 1979,
102 Minuta di telegramma n. 97 del generale Cialdini, in data 21 luglio 1861, ai generali Della Chiesa a
Catanzaro, Govone a Sora, Pinelli ad Avellino, Cadorna a Chieti, Villarey a Isernia, e testo in cifra, in
auSSMe, Fondo G-11 Brigantaggio, vol. V, cc. 1047-1049 (518-519): ”Si ha avviso che il giorno 24 vi
sarà insurrezione generale. La parola d’ordine Santa Maria”.
103 Telegramma, in data 21 luglio 1861, del generale Cialdini e copia in cifra, in auSSMe, Fondo G-11
Brigantaggio, vol. V, cc. 1063-1065 (518-519). Secondo gli ordini Cadorna doveva concentrare le
truppe a Teramo, L’Aquila e Pescara; Villarey ad Insernia, Govone a Gaeta mentre truppe di quest’ul-
timo dislocate a Sora, dovevano ripiegare su San Germano e Capua, quelle di Avezzano sull’Aquila;
Della Chiesa a Salerno, Facini a Lucera, Brunetta a Catanzaro e Reggio, ecc.
104 antonello BattaGlia, I rapporti italo-francesi e le linee d’invasione transalpina (1859-1881), Roma,
Edizioni Nuova Cultura, 2013, pp. 15-31.
105 Memorandum sulla difesa nazionale del colonnello Musolino del 29 gennaio 1864, in Carteggio con-