Page 53 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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GuerriGlia e controGuerriGlia nell’italia meridionale. il Grande briGantaGGio post-unitario (1860-1870)  53

              degli emissari borbonici che agivano provenienti dalla centrale di Roma e cercavano, non
              senza contrasti, di controllare direttamente sul posto le bande, tra questi il più importante
              fu il generale Spagnolo Tristany che non disdegnò di guidare azioni di guerriglia in prima
              persona . Nel secondo il coordinamento fu frutto delle capacità militari di Carmine Croc-
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              co che seppe imporre la sua volontà a tutte le bande della zona e nello stesso tempo intuì le
              caratteristiche geografiche della Basilicata, in particolare la zona del Melfese, quale specifico
              teatro operativo. La zona montuosa del Melfese, infatti, è situata in una posizione unica
              che permetteva alle mobilissime bande a cavallo di Crocco di condurre facilmente veloci
              incursioni verso le ricche zone pianeggianti della Capitanata e del Tavoliere in Puglia o,
              passando lungo la dorsale appenninica, verso le zone collinari della provincia di Avellino e
              Benevento, fino al Molise. Nel 1870, appena risolta l’emergenza della guerriglia, il maggio-
              re Annibale Ferrero , in una monografia geografico-militare sulla Basilicata, studiava l’im-
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              portanza della regione come ipotetico teatro di “guerra d’insurrezione o di brigantaggio” .
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              Secondo Ferrero, i rilievi boscosi si prestavano benissimo a divenire basi occulte di agguerri-
              te bande che, dominando la dorsale montuosa, avrebbero potuto spadroneggiare la regione
              e, quale misura preventiva, suggeriva di occupare tutti i centri abitati ai confini delle zone
              boscose, al fine di tagliare i viveri ai briganti.
                 Che il peso complessivo della lotta al brigantaggio sia caduto interamente sull’esercito
              è un dato acquisito da tutta la storiografia, confermato dal giudizio degli stessi contem-
              poranei di allora , basti ricordare che, nel 1863, nelle province dell’ex regno delle due
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              Sicilie, fu raggiunta la cifra massima di 120.000 soldati inviati a contrastare il brigantaggio
              e presidiare il territorio, poco meno della metà di tutte la forza alle armi. Del resto non
              poteva essere altrimenti: solo l’esercito era in grado fronteggiare una simile emergenza e
              di condurre operazioni di controguerriglia di tale portata che comportarono, come na-
              turale conseguenza, il concentramento dei poteri nell’autorità militare. La direzione delle
              operazioni contro il brigantaggio, dopo lo scioglimento della Luogotenenza avvenuta il 9
              ottobre 1861, fu assegnata al comandante generale del 6° Dipartimento militare, il generale
              Alfonso La Marmora. Questi, infatti, ricoprì anche la carica di prefetto di Napoli e, con il
              R.D. 15 agosto 1862 , vide riconosciuta la “suprema direzione militare e politica” delle
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              province meridionali con poteri di coordinamento sugli altri prefetti. Quella direzione,
              concentrata nell’autorità militare, non fu però facilmente accettata dagli altri poteri dello


              111 aldo alBonico, La mobilitazione legittimista contro il Regno d’Italia: la Spagna e il brigantaggio post-
                 unitario, op. cit., pp. 167-213.
              112 Annibale Ferrero (1839-1902), ufficiale del genio, prese parte alla campagna del 1860-1861, nel
                 1885, con il grado di maggiore generale fu direttore dell’Istituto geografico militare, in missione a
                 Londra nel 1895, fu comandante del II Corpo d’Armata nel 1898 e senatore nel 1902.
              113 “Monografia della Provincia di Basilicata, compilata dal maggiore di stato maggiore Cavalier Anniba-
                 le Ferrero” 1870, in auSSMe, Fondo G-26 Studi topografici, busta 21, fascicolo 407, sottofascicolo 2.
              114 È nota la frase di Luigi Settembrini, patriota napoletano, pronunciata al senato in cui definiva l’Eser-
                 cito “il filo di ferro cha ha cucito l’Italia”.
              115 Giornale militare 1862, “R.D. che concentra in una sola autorità la suprema direzione militare e po-
                 litica delle provincie napoletane”, p. 621.
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