Page 28 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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28 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
bile Melfi-Napoli sulla destra dell’Ofanto. La posizione scelta è tatticamente forte, riparata
di fronte e lateralmente a destra dalle rapide sponde di un torrentaccio. La posizione difen-
siva è stata fortificata costruendo una palafitta di 300 m. di fronte a forma di mezzaluna
che copre solide trincee. La mia banda è al completo: vi sono ufficiali, un medico, sergenti,
caporali, zappatori, trombettieri, tutti appartenenti al disciolto esercito borbonico. Ho nei
ruoli 600 soldati di tutti i corpi: cacciatori, lancieri, artiglieri, volteggiatori, minatori, gra-
natieri della guardia” .
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Armamento ed equipaggiamento
L’armamento delle bande presentava una vasta gamma di soluzioni: più abbondante e
vario quello dei briganti sulla frontiera (in gran parte proveniente dai 30.000 fucili, mu-
nizioni, artiglierie, quadrupedi trasferiti in territorio pontificio dalle unità ripiegate dalla
linea del Garigliano); di minori prestazioni quello a disposizione delle formazioni in cam-
pagna e costituito in parte da materiale di preda bellica. I rifornimenti di armi e munizioni
venivano assicurati con modalità diverse da regione a regione, a secondo che operassero in
frontiera, mediante il concentramento di materiali in alcuni conventi dislocati in prossi-
mità del confine o presso abitazioni di legittimisti, oppure che operassero nelle province
del Sud (Calabrie, Basilicata, Puglie), con trasporti via mare in partenza dai porti di Malta,
Marsiglia e Trieste. Così, il 20 settembre 1861 venne segnalato in partenza da Malta “un
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legno maltese carico di munizioni che si ritiene destinato a sbarcare in Calabria” .
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Dall’archivio del 6° Gran Comando risulta ancora che le bande alla frontiera pontifi-
cia disponevano di armi e munizioni di provenienza spagnola e austriaca. Il loro equipag-
giamento, a differenza di quello delle truppe italiane, era leggerissimo e tale da consentire
l’ottimizzazione delle peculiari doti di sopravvivenza del contadino meridionale, anche in
condizioni di estremo disagio; infatti, la povertà e l’asprezza del territorio lo rendevano av-
vezzo al sacrificio, più vigoroso e bellicoso. L’equipaggiamento comprendeva, normalmen-
te, calzoni corti e giubbetto, mantellina secondo il costume dei contadini locali, cappello a
punta, particolari calzari detti “ciocie”, mentre l’unico elemento distintivo comune a tutti
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era la coccarda rossa al cappello . Come accennato anche la logistica era ben organizzata,
i rifornimenti erano assicurati da un gran numero di manutengoli e fiancheggiatori; esiste-
vano poi numerosi informatori, infiltrati anche negli ambienti governativi, che fornivano
dati e notizie sui movimenti delle truppe.
Per quanto riguarda l’esercito italiano, l’armamento per la fanteria era composto da un
fucile ad avancarica rigato mod. 1860, calibro 17,4 modificato nel 1866 tipo Carcano, a ci-
lindro e con percussione ad ago, con una portata utile di 400 metri. Per i bersaglieri l’arma-
24 Ibidem.
25 AUSSME, Fondo G11 brigantaggio, busta 3.
26 Ibidem
27 Cfr. luiGi tuccari, Il Brigantaggio nelle province meridionali dopo l’unità d’Italia (1861-1870), op.
cit., p. 71.
Capitolo primo