Page 273 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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La 2 armata e Le operazioni di controguerrigLia in JugosLavia (1941-1943) 273
uomini . L’atteggiamento difensivo assunto dall’Armata si concretizzò nei lavori per la
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costruzione di una linea di sbarramento destinata a proteggere la ferrovia del petrolio e ad
impedire infiltrazioni di bande ribelli dalla Croazia in Slovenia e nel Fiumano con ostacoli
passivi e lavori di fortificazione semipermanente e campale . L’intensificarsi degli scontri
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con formazioni partigiane equipaggiate in misura crescente con artiglierie e mortai impose
il rafforzamento delle difese passive dei presidi organizzandoli a caposaldo con robuste ope-
re permanenti. Furono quindi ristrutturati, talvolta potenziandoli, i fortini d’epoca turca
e austro-ungarica presenti in rilevante numero nel territorio spesso in posizione ottimale
per dominio di quota, ai fini sia della difesa ravvicinata, sia delle possibilità di osservazione.
Tali fortificazioni, di norma, avevano mura perimetrali di notevole spessore e consentiva-
no, oltre all’impiego delle armi da appostamenti coperti e con ampio raggio di tiro, anche
l’alloggiamento di numeroso personale di presidio.
Nella primavera del 1943 l’autorità italiana in Croazia era ormai compromessa. La
ritirata verso la prima zona, con l’abbandono di importanti presidi dell’Erzegovina, e il
disarmo delle più fedeli bande cetniche, fecero venir meno il sostegno dell’elemento serbo-
ortodosso, mentre anche i musulmani si allontanavano da croati e italiani schierandosi
con i più forti: i partigiani o i tedeschi. Nella collaborazione con l’elemento musulmano
c’era del resto sempre stata una certa difficoltà a individuarne l’orientamento politico e i
capi davvero rappresentativi, in grado di orientare l’atteggiamento della popolazione. No-
nostante le offerte del capo politico delle formazioni musulmane anticomuniste, che nel
marzo del 1943 aveva chiesto alle autorità italiane di aumentare i battaglioni M.V.A.C.
formati da volontari musulmani, Supersloda si era dimostrato al riguardo molto scettico,
soprattutto dopo il passaggio al nemico del battaglione musulmano di presidio a Konijc .
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Nonostante le pressioni in tal senso dell’autorità politica e del Comando supremo, Robotti
si oppose quindi alla costituzione di nuove formazioni collaborazioniste musulmane.
765 La divisione “Zara” vide potenziati i propri organici con tre nuovi battaglioni. Anche le forze desti-
nate alla difesa costiera furono rinforzate con tre comandi di brigata costiera (XIV, XVII e XXVIII).
Con l’invio di 5.000 complementi le grandi unità di fanteria raggiunsero circa il 95% della consisten-
za organica, mentre i reparti G.A.F. e CC.NN. rimansero all’80% della forza organica. Nell’agosto del
1943 la forza della 2ª Armata era di 225.000 uomini.
766 Il progetto di uno sbarramento ai confini tra la Slovenia italiana e la Croazia attraverso una rete di
fortini era già stato approvato da Roatta nel 1942 e ne era stata iniziata la realizzazione da parte di re-
parti del genio dell’XI e V Corpo d’Armata.
767 Foglio in data 7 marzo 1943, Informazioni, comando Divisione fanteria “Murge”. L’arresto a fine
aprile avvenuto a Mostar di alcune decine di musulmani sospettati di attività terroristiche mise in ul-
teriore crisi i rapporti tra italiani e musulmani. Il gran muftì di Gerusalemme, giunto in visita a Sa-
rajevo, chiese la liberazione degli arrestati. Ciò provocò l’intervento del Ministero degli Affari Esteri
che ingiunse l’autorità militare a liberare i musulmani catturati.

