Page 269 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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La 2 armata e Le operazioni di controguerrigLia in JugosLavia (1941-1943) 269
AUSSME. Ispezione di una abitazione. In basso un fucile mitragliatore Breda mod. 30
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collaborazioniste . I partigiani tentarono di farsi strada anche verso la costa, venendo,
però, bloccati dalle divisioni di fanteria italiane del V Corpo d’Armata. I violenti com-
battimenti che ne seguirono portarono a forti perdite da ambo le parti. La “Sassari”, che
agì in direzione di Bihac e Bos Petrovac, ebbe circa mille uomini fuori combattimento, la
“Re”, che operò verso Korenica, ebbe oltre 600 perdite e non minori furono quelle della
“Lombardia”, che aveva come obiettivo Slunj. A Tito, perciò, non rimase altra possibilità
che puntare a sudest, all’interno della terza zona. Nel corso del ripiegamento le divisioni
proletarie attaccarono e distrussero prima numerosi presidi croati, tra i quali quelli di To-
mislavgrad, G. Vakuf, Imotski, e poi i distaccamenti italiani di Prozor, Rama e Jablanica,
tenuti da reparti a livello di battaglione/compagnia rinforzata. A Dreznica fu distrutta an-
che una colonna mobile della divisione “Murge” mandata in soccorso degli assediati , e
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756 Il ripiegamento delle forze di Tito ripercorse in senso inverso il cammino compiuto l’anno preceden-
te, quando da Foca i partigiani avevano risalito la Bosnia fino a Bihac.
757 Il 19 e 26 febbraio furono sopraffatti a Prozor e Jablanica rispettivamente il III e I Battaglione del
259° Reggimento Fanteria. Il battaglione di Prozor, che resistette solo un giorno e mezzo, era rin-
forzato da una batteria da 100 mm, un plotone cannoni da 47 mm, da mortai da 81 mm e da uno
squadrone carri leggeri. Al momento dell’attacco il presidio era al comando di un capitano di comple-
mento. A Jablanica cadde il comandante del 259° Reggimento Fanteria, colonnello Moltoni, inviato
all’ultimo momento sul posto dal comando divisionale. Oltre a Moltoni, i partigiani giustiziarono
tutti gli ufficiali catturati. A Dreznica fu distrutto il I/260°, e la stessa sorte ebbero anche alcuni di-
staccamenti minori addetti alla protezione delle ferrovie, mentre altri fecero in tempo a ripiegare sui
presidi maggiori. Le perdite complessive assommarono a 2.300 uomini, 2.000 fucili, 170 armi auto-
matiche, 14 pezzi d’artiglieria, 11 carri armati, 45 automezzi.

