Page 267 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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La 2 armata e Le operazioni di controguerrigLia in JugosLavia (1941-1943) 267
L’operazione “Weiss”
Nel corso delle discussioni preparatorie per il nuovo ciclo operativo denominato
“Weiss” emersero altri due punti di attrito tra gli italiani e i loro alleati. Da parte germani-
ca, su specifica indicazione di Berlino, si insisteva sul fatto che le truppe dovessero fare il
deserto al loro passaggio, non lasciandosi alle spalle maschi validi, alloggiamenti e risorse .
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Inoltre tedeschi e croati chiedevano che le formazioni cetniche della zona italiana venissero
disarmate e sciolte. Infatti, dal momento che Mihajlovic ricopriva la carica di ministro della
guerra del governo jugoslavo in esilio a Londra, c’era il fondato timore che nell’eventualità
di uno sbarco alleato avrebbero rivolto le armi contro le truppe dell’Asse. Alla prima richie-
sta fu risposto che l’idea di “requisire” tutti gli uomini validi non era attuabile, infatti non
solo sarebbe stato necessario procedere con rastrellamenti lenti e metodici e disporre di va-
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sti campi dinternamento, ma era anche fuor di dubbio che, dopo i primi giorni, la maggior
parte degli uomini, anche d’indole pacifica, si sarebbe eclissata passando ai partigiani. La
proposta non ebbe quindi seguito, ma in un secondo tempo i tedeschi adottarono il meto-
do italiano di far accompagnare le colonne operanti da funzionari del luogo, con il compito
di identificare gli oppositori e i sospetti. Alla seconda pretesa, quella concernente icetnici,
fu invece opposto un netto rifiuto, non si poteva infatti intimare il disarmo a formazioni
che si erano dimostrate affidabili, ma fu convenuto di non accrescerne il numero, di non
continuare ad armarle e di invitare i cetnici a consegnare le armi e a sciogliersi quando il
territorio sarebbe stato completamente pacificato. I comandi italiani fecero il possibile per
dissuadere i vertici politici dall’accettare la richiesta tedesca di disarmare i cetnici, ritenendo
che questo avrebbe indebolito lo schieramento della 2ª Armata, proprio nel momento in
cui si chiedeva ai reparti un importante e decisivo impegno operativo contro le agguerrite
formazioni partigiane . Il timore era che i cetnici, sentendosi traditi, accorressero in massa
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nelle file partigiane, alterando, così, del tutto il rapporto delle forze in campo . Anche se
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nel marzo 1943, il S.I.M., riferendo il contenuto di comunicazioni radio intercettate tra i
capi M.V.A.C. e Mihajlovic, sottolineava la lealtà dei cetnici verso gli italiani, era evidente
la necessità di stare in guardia, controllando attentamente l’atteggiamento dei capi banda
agli ordini di Mihajlovic. Al riguardo il S.I.M. proponeva di frazionare le bande, limitare le
750 I tedeschi prevedevano l’internamento di tutti i maschi dai 15 ai 50 anni nelle zone occupate dai par-
tigiani, oltre alla fucilazione di partigiani e sospetti e alla distruzione delle loro abitazioni, con la co-
stante tendenza a eccedere nelle dimensioni delle rappresaglie, come nel giugno 1943, quando fu an-
nunciata la fucilazione di 125 comunisti in risposta all’uccisione di 2 loro soldati.
751 Il Capo di Stato Maggiore Generale, Ambrosio riferì a Mussolini che: ”I cetnici combattono i par-
tigiani con estrema risolutezza. Dovremo commettere proprio noi l’errore di unirli, combattendoli
entrambi? Lasciamoli che si distruggano tra loro. Tanto più che non avremmo le forze di combatterli
entrambi”. In otto mesi di collaborazione con gli italiani nella lotta anti partigiana i cetnici avevano
perso più di mille uomini fra morti e feriti. (Notiziario politico militare n. 2, in data 15 febbraio 1943,
Comando Superiore FF.AA. “Slovenia-Dalmazia” – Ufficio Informazioni).
752 Hitler in persona intervenne in proposito su Mussolini che difese la linea d’azione dei comandi italia-
ni, segnalando che anche i tedeschi in più occasioni erano venuti a patti con i cetnici e in certe zone,
come a Banja Luka, ne avevano utilizzato le bande in funzione anticomunista.

