Page 268 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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           distribuzioni di armi e munizioni, contenerne gli organici.
              La questione cetnica animò il dibattito tra i vertici politici e militari sia italiani, sia
           tedeschi per vari mesi, sullo sfondo dell’operazione “Weiss” che nel frattempo era stata
           ridotta da tre a due fasi. I tedeschi, primo fra tutti Hitler, volevano assolutamente elimi-
           nare Mihajlovic e tutta l’organizzazione cetnica, incluse le M.V.A.C.. In campo italiano,
           mentre Cavallero e Ciano erano disposti ad assecondare l’alleato, i comandanti impegnati
           sul campo, con Roatta, il suo successore Robotti e Pirzio Biroli, e il capo di stato maggiore
           dell’esercito Ambrosio, erano invece di parere decisamente contrario. Mussolini tergiversò,
           cercando di condizionare il disarmo dei cetnici alla distruzione delle bande comuniste ma
           sotto la pressione dei tedeschi che, a torto secondo il Comando Supremo italiano, si la-
           mentavano anche dello scarso apporto all’operazione “Weiss-1” del V Corpo d’Armata ,
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           Roma alla fine cedette, promettendo il disarmo graduale dei cetnici a cominciare da quelli
           di Croazia. Hitler, molto contrariato per l’atteggiamento italiano, aveva intanto ordinato ai
           suoi di procedere al disarmo o alla eliminazione dei cetnici anche senza il consenso del’al-
           leato. Il comportamento tedesco, comunque, rimase piuttosto ambiguo in quanto, nono-
           stante i vertici ne avessero ordinato l’eliminazione, in Bosnia, durante “Weiss-2”, le truppe
           sul campo collaborarono con le bande cetniche. A far vacillare la posizione italiana riguardo
           ai cetnici contribuì di certo il fatto che il dispositivo del VI Corpo d’Armata era stato pene-
           trato facilmente dalle forze comuniste, che avevano così potuto sfuggire all’accerchiamento.
              Il 5 febbraio, Roatta fu sostituito da Robotti al comando della 2ª Armata . I tedeschi,
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           sotto il comando del generale Luthers, impiegarono nel ciclo operativo “Weiss” le divisioni
           SS “Prinz Eugen”, 369ª, 714ª, 717ª e un raggruppamento tattico della 187ª Divisione ,
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           oltre a due brigate da montagna croate. Nel quadro generale dell’azione, che si sviluppò
           dal 20 gennaio al 15 febbraio, alle colonne italiane del V Corpo fu affidato il compito
           di impedire che le forze partigiane, valutate in circa 20.000 uomini, si ritirassero verso
           sudovest. Come previsto, infatti, Tito, incalzato dai tedeschi, fu costretto a ripiegare verso
           l’Erzegovina, lanciando però contrattacchi nelle altre direzioni, soprattutto contro le forze



           753 “Nella fase “Weiss-1” le nostre divisioni hanno operato bene ed hanno agevolato molto le operazioni
              tedesche. Nella lettera del Führer al Duce era detto che le divisioni del V Corpo d’Armata non aveva-
              no agito con sufficiente rapidità. Al riguardo sono state messe le cose a posto, precisando che ciò non
              corrispondeva affatto alla realtà. Nessun dubbio però che la massa ribelle è riuscita a sfuggire verso
              sud perché è mancata la chiusura in tale direzione” (Colloquio colle Eccellenze Pirzio Biroli e Robotti,
              giorno 3 marzo 1943 alle ore 10.40, sede palazzo Vidoni).
           754 Nei colloqui preliminari Roatta aveva giudicato inopportuno lo svolgimento di “Weiss” nel pieno
              dell’inverno e quindi in condizioni climatiche che, unite a quelle geografiche e ambientali, avrebbero
              ancor più dello stesso nemico ostacolato la manovra dell’Asse. Roatta giudicava anche insufficienti le
              forze tedesche e italiane disponibili.
           755 La 369ª Divisione era composta di legionari croati, inquadrati parzialmente da ufficiali e sottufficiali
              tedeschi, era completamente armata ed equipaggiata con materiale germanico ed era stata addestra-
              ta a Stockerau. Le divisioni di fanteria tedesche erano strutturate su 6 battaglioni fanteria e reparti di
              supporto, mentre la divisione SS aveva 8 battaglioni. L’azione fu appoggiata da un battaglione carri
              medi.

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