Page 265 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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La 2 armata e Le operazioni di controguerrigLia in JugosLavia (1941-1943) 265
tentrionale francese ebbero riflessi immediati sullo schieramento italiano nei Balcani. Nel
timore di un’operazione anfibia in Grecia o in Jugoslavia, fu pianificato il ripiegamento
verso la costa delle forze del Regio Esercito a difesa delle zone annesse al Regno d’Italia.
Anche i tedeschi si allarmarono e inviarono rinforzi in Jugoslavia allo scopo di eliminare
una volta per tutte la minaccia partigiana e cetnica dalle retrovie dello scacchiere balcanico.
La presenza di divisioni partigiane in Croazia e Bosnia, infatti, avrebbe potuto compro-
mettere seriamente l’azione di contrasto agli eventuali sbarchi alleati, impedendo l’afflusso
di rinforzi nelle zone costiere minacciate. In considerazione del fatto che anche sull’Italia
gravava ora una minaccia di invasione, il Comando Supremo ordinò il rimpatrio di due
delle migliori divisioni, “Granatieri di Sardegna” e “Sassari”, e di numerosi battaglioni
della M.V.S.N. . Il presidio delle aree della seconda e terza zona che sarebbero state ab-
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bandonate avrebbe dovuto essere assicurato dai cetnici e dagli ustascia, che secondo i piani
di Roatta avrebbero costituito una sorta di “cuscinetto” tra la Dalmazia italiana e le zone
della Croazia in mano partigiana . Il ripiegamento verso la costa degli italiani allarmò
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la popolazione civile della seconda zona, per il timore di un maggiore coinvolgimento
nelle operazioni belliche, mentre la M.V.A.C. rimase salda sulle sue posizioni di lotta al
comunismo. Lo schieramento italiano risentiva, inoltre, del logoramento psico-fisico delle
grandi unità mobili e dei reparti impegnati nella difesa delle vie di comunicazione, oggetti
di attacchi quasi quotidiani. Le perdite in combattimento e per malattia venivano ripianate
molto lentamente con i complementi inviati col contagocce dall’Italia , con un inevitabile
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impatto sul morale delle truppe della 2ª Armata, anche se nel novembre del 1942 questo
era ritenuto ancora buono .
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In quello stesso mese, allo scopo di incrementare la forza dei reparti di manovra, il co-
mando d’Armata decise di incidere sul numero di quanti nelle città costiere conducevano
una vita comoda e senza rischi. Nel mirino di Roatta finirono così le cosiddette cariche
speciali, attendenti, scritturali, piantoni, autieri, magazzinieri, addetti alle mense, e il per-
sonale distaccato presso gli enti civili dei governatorati. Da una indagine svolta, infatti, era
risultata una situazione indecorosa che vedeva a Sebenico la presenza di 190 ufficiali, 180
sottufficiali e 2-300 uomini di truppa, e di 390 ufficiali, 380 sottufficiali e 4.730 uomini
di truppa a Spalato. Non migliore la situazione a Zara, dove 2.880 uomini erano addetti ai
servizi presidiari. Fu quindi deciso di procedere a una razionalizzazione della struttura ter-
ritoriale, incidendo sul numero degli uomini non impiegati in compiti di combattimento.
La stanchezza delle truppe non poteva non riflettersi sul loro spirito combattivo che
cominciava a vacillare almeno in alcuni reparti, come emerge da una delle ultime circolari
743 Il rimpatrio della “Sassari” fu poi temporaneamente sospeso. Entro maggio-giugno tornarono in pa-
tria sei battaglioni squadristi e due di CC.NN.
744 Allo scopo di facilitare la resistenza cetnica, gli italiani fornirono alle M.V.A.C. alcuni pezzi d’artiglie-
ria e una diecina di mortai da 81.
745 I primi importanti contingenti di complementi giunsero alla 2ª Armata solo nella primavera 1943.
746 Foglio n. P42/8821 in data 13 novembre 1942, Relazione mensile “P” mese di ottobre 1942, Comando
Superiore FF.AA. “Slovenia-Dalmazia” – Ufficio Propaganda. Erano segnalati, inoltre, la deficiente
confezione delle calzature e le difficoltà nel reperimento in loco di generi alimentari.

