Page 266 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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           emanate da Roatta prima di lasciare il comando di Supersloda. Nel criticare duramente l’at-
           teggiamento di quei comandi che non erano accorsi in aiuto dei reparti italiani e alleati sot-
           to attacco, Roatta invitava a dar prova di maggiore intraprendenza e di un maggiore came-
           ratismo: “L’accorrere al cannone costituisce oggi più che mai per noi soldati un imperativo
           categorico, cui nessuno, e meno che mai i comandanti di grado elevato, può sottrarsi” . A
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           deprimere il morale delle truppe contribuiva la scarsa attenzione dell’opinione pubblica e
           dei media nazionali per le operazioni belliche nella ex-Jugoslavia, che avevano molto meno
           risonanza di quelle in Russia e in Africa settentrionale. Nonostante le privazioni, e un tasso
           di perdite giornaliere superiore a quello degli altri fronti, il Ministero della Guerra solo
           nella primavera 1943 riconobbe la qualifica amministrativa di caduto di guerra ai militari
           deceduti nelle operazioni anti-partigiane nei Balcani.
              All’inizio del 1943, mentre gli italiani puntavano a ridurre il loro impegno, i tedeschi
           rinforzarono il loro schieramento in Croazia con l’invio di nuove unità e la costituzione a
           Salonicco del comando per il sud-est retto dal generale Loehr alle cui dipendenze era il ge-
           nerale Luthers, responsabile del settore jugoslavo, con posto comando a Zagabria . Que-
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           ste decisioni erano strumentali a una grande offensiva antipartigiana che, con il concorso di
           italiani e croati, avrebbe dovuto risolvere una volta per tutte il problema grazie all’impiego
           di reparti delle SS, reparti corazzati e della Luftwaffe . Questi provvedimenti, destinati ad
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           alterare i rapporti di forza con gli italiani nell’intero scacchiere balcanico, furono accompa-
           gnati da un comunicato del comando FF.AA. del sud-est del 7 dicembre 1942, che sanciva
           il diritto delle forze tedesche di intervenire oltre la linea di demarcazione, anche senza il
           consenso del comando 2ª Armata, per inseguire le bande partigiane.
              Se fino al 1942 era stata soprattutto l’Italia a farsi carico delle operazioni di contro-
           guerriglia in Croazia, nel 1943 l’iniziativa passò decisamente in mano tedesca. In dicembre
           lo Stato Maggiore germanico informò croati e italiani di avere allo studio un’importante
           operazione per liberare dalle forze di Tito la zona a cavallo della linea di demarcazione, ivi
           inclusa la cosiddetta “repubblica di Bihac”, dove i comunisti avevano impiantato il loro
           quartier generale. Il territorio interessato andava dalla regione a sud di Zagabria fino ai
           confini del Montenegro, attraversando tutta la terza zona. Il contributo richiesto alla 2ª
           Armata era di circa tre divisioni col compito di rastrellare la regione compresa tra l’allinea-
           mento Karlovac-Gacko e il limite dell’occupazione italiana. Alla richiesta tedesca di poter
           occupare località poste oltre la linea di demarcazione, in zone di giurisdizione italiana,
           Ambrosio rispose negando l’accesso all’Erzegovina, già pacificata e presidiata da consistenti
           forze cetniche, e dichiarò di non aver forze sufficienti per assumere il controllo delle aree
           della terza zona liberate dalla presenza partigiana.

           747 Foglio n. 750/OP. in data 14 gennaio 1943, “Accorrere al cannone”, Comando Superiore FF.AA. “Slo-
              venia-Dalmazia” – Ufficio Operazioni.
           748 I tedeschi recuperarono forze anche cedendo la responsabilità di territori della Serbia alla Bulgaria,
              che vi stanziò tre divisioni.
           749 Il rafforzamento del dispositivo tedesco nei Balcani mirava anche alla protezione dell’asse ferroviario
              Belgrado-Zagabria da cui transitava il petrolio romeno e a mettere sotto stretto controllo i reparti ita-
              liani della 2ª, 9ª ed 11ª Armata, nell’eventualità di resa o di cambio d’alleanza.

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