Page 276 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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           croato ad accogliere gli espulsi e per le difficoltà burocratico-organizzative associate al tra-
           sferimento e alla sistemazione in Italia di lavoratori coatti. Supersloda dispose, comunque,
           l’attenuazione delle norme in vigore che prevedevano l’immediata fucilazione dei partigiani
           catturati in combattimento, anche in funzione di eventuali scambi di prigionieri. Fu poi ri-
           vista la posizione di molti internati che poterono, così, tornare in libertà, e un’altra conces-
           sione, concordata col governo croato, fu la possibilità per i partigiani catturati di scegliere
           l’autorità, italiana o croata, cui essere consegnati .
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              L’occupazione tedesca di vasti territori della terza e della seconda zona valse a ridurre
           l’intraprendenza dei partigiani. Nell’area centrale della Croazia lo spostamento verso altre
           zone delle più consistenti formazioni titine e l’incursione delle formazioni cetniche del
           pope Duijc nella Dinara alleggerirono la pressione sui presidi italiani, e anche in Erzegovi-
           na, in maggio, si ebbe un netto miglioramento della situazione militare, conseguente alla
           rioccupazione di quasi tutto il territorio da parte di colonne italiane appoggiate da residue
           formazioni cetniche. Nella Lika, la resistenza del presidio croato di Gospic e l’efficace rea-
           zione delle truppe del V Corpo d’Armata nella regione costiera, frustrarono il progetto dei
           partigiani di assicurarsi un accesso al mare .
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              In giugno, non si svolsero cicli operativi veri e propri, ma in tutti i settori della 2ª
           Armata fu egualmente intensa l’attività operativa delle divisioni per il controllo e la nor-
           malizzazione delle zone di rispettiva pertinenza. Nell’ambito del V Corpo d’Armata, la
           divisione “Re” occupò la conca di Zuta Lokva, mentre la “Macerata” con reparti croati e
           della M.V.A.C. rastrellò a più riprese il territorio sui due lati della linea ferroviaria Fiume-
           Karlovac. Nel settore del VI, la divisione “Messina” eliminò 150 partigiani nella Makarska,
           mentre altri reparti furono impiegati in azioni concorrenti all’operazione “Schwarz”. Nella
           zona tenuta dal XVIII Corpo d’Armata, intense furono le operazioni della divisione “Zara”
           verso Knin per arginare formazioni partigiane che tentavano di aprirsi la strada verso il lito-
           rale dalmato. Nella Dinara le formazioni anticomuniste di Dujc furono costrette a ripiega-
           re, minate forse nel morale a seguito dell’abbandono italiano delle M.V.A.C. in Erzegovina
           e Montenegro. L’ultimo importante ciclo operativo italiano si svolse tra l’11 ed il 22 luglio
           nella zona del Bjokovo e di Gradac con l’impiego di 15 battaglioni del VI e XVIII Corpo
           d’Armata (divisioni “Bergamo”, “Murge” e “Messina”), 2 battaglioni croati ed uno tedesco.
           I reparti dell’Asse riuscirono a sgombrare la zona dalle bande partigiane che la infestavano,
           infliggendo loro ingenti perdite in uomini (circa 600) e materiali. Un altro insuccesso par-
           tigiano, con 230 caduti, si ebbe nella zona di Lovrec. Nel giugno le perdite subite ed inflitte
           ai ribelli dalla 2ª Armata furono rispettivamente di 418 e 2.326, in luglio di 383 e 2.067,
           in agosto di 305 e 1.419 . Nonostante durante il mese di agosto l’attività operativa delle
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           grandi unità della 2ª Armata rimanesse intensa, la violenza degli scontri andò comunque


           772 In maggio tale disposizione fu annullata per la pratica croata di rilasciare in libertà i ribelli arresisi e
              consegnati dalle autorità italiane. Il provvedimento tornò in vigore nell’agosto 1943 per la promessa
              croata di internarli nel campo di Sissak.
           773 Notiziario politico militare n. 6, in data 15 giugno 1943, Comando 2ª Armata – Ufficio Informazioni.
           774 Solo nella seconda quindicina di marzo 1943 le perdite italiane erano state di oltre 1.050 uomini.

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