Page 292 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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           I territori annessi della Slovenia



           Il 1941

              Nell’aprile del 1941 la Slovenia fu occupata dalle truppe dell’XI Corpo d’Armata, agli
           ordini del generale Mario Robotti e inquadrato nella 2ª Armata. Gli obiettivi furono rag-
           giunti in pochi giorni per lo sbandamento delle forze avversarie e per la situazione politica
           che si creò nel Regno di Jugoslavia. Il 12 aprile reparti di bersaglieri motociclisti, guidati
           dallo stesso capo di stato maggiore dell’esercito, generale Mario Roatta, occuparono Lubia-
           na precedendo di poco le truppe tedesche. Pochissime furono le perdite subite dalle truppe
           italiane e da quelle jugoslave durante l’avanzata e il 17 aprile 1941 fu firmato l’armistizio
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           fra Italia e Jugoslavia .
              La Slovenia fu smembrata tra Italia, Germania ed Ungheria. Solo un quarto passò all’I-
           talia, inclusa Lubiana, ceduta da Hitler perché le truppe italiane vi erano giunte prima di
           quelle tedesche. Come nella Grecia occupata, ai tedeschi toccò la parte più importante della
           provincia dal punto di vista industriale e cioè l’alta Valle della Sava e la regione di Kranj
           fin quasi a Lubiana. Il confine fra la Slovenia italiana e quella tedesca, fissato nel settembre
           1941 personalmente da Hitler, passava a circa 2 km dalla città, creando un danno materiale
           e morale sia agli italiani che agli sloveni, perché tutta la parte industriale rimase avulsa dalla
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           città, inclusa la centrale elettrica che la alimentava . Dal 18 aprile, il Generale Robotti
           esercitò anche i poteri dell’amministrazione civile che avrebbe dovuto mantenere fino all’i-
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           stituzione di un’autorità civile governativa a Lubiana .
              I primi mesi dell’occupazione italiana in Slovenia furono caratterizzati da un atteg-
           giamento di reciproca comprensione fra truppe italiane e popolazione; non vi furono da
           parte di quest’ultima manifestazioni di cordialità, ma una forma di ospitalità abbastanza
           corretta e una sorta di rassegnazione . Era evidente il diffuso senso di sollievo per non
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           802 Le perdite italiane furono di 12 morti, 16 feriti e 21 dispersi appartenenti alle divisioni “Re” e “Ison-
              zo”, al battaglione alpini “Val Toce”, al XVII settore G.A.F. ed al VII battaglione artieri.
           803 Nonostante la rivendicazione di Mussolini sull’intera Slovenia all’indomani del crollo della Jugosla-
              via, l’Italia dovette accettare il fatto compiuto e accontentarsi che i tedeschi non fossero discesi sull’A-
              driatico (davide rodoGno, Il nuovo ordine mediterraneo. Le politiche di occupazione dell’Italia fasci-
              sta in Europa (1940-1943), op. cit., pp. 54 e 109). Prima del conflitto la Slovenia non rientrava nelle
              mire imperialiste del regime fascista, in quanto non faceva parte della regione geografica nazionale e
              non aveva popolazione di origine italiana.
           804 Nella stessa data fu costituito un Regio commissariato civile provvisorio, composto di esponenti del
              Partito Nazionale Fascista triestino e goriziano, che affiancò le autorità militari nell’amministrazione
              del territorio annesso.
           805 Era viva nella popolazione slovena l’ansia di indipendenza dai disprezzati serbi e dai croati, ma cova-
              vano astio e malanimo anche verso gli italiani che, dopo l’occupazione delle province di Trieste e di
              Gorizia nel 1918, avevano represso la minoranza slovena ivi residente. Nel corso della guerra d’aprile,
              fu costituito a Lubiana un Comitato nazionale sloveno, a cui aderirono tutti i partiti politici esclu-
              so quello comunista, con l’intento di creare uno stato sloveno indipendente sotto la protezione delle

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