Page 294 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 294
294 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
sloveni. Già nel maggio del 1941 fu segnalata un’insistente azione di propaganda tedesca
intesa a sminuire il prestigio italiano e a preparare il terreno, in caso di futuro plebiscito,
per un voto di annessione alla Germania.
Il 24 aprile 1941, con ordinanza del Duce, il centurione della M.V.S.N. Emilio Gra-
zioli, segretario federale del Partito Nazionale Fascista di Trieste, venne nominato Regio
commissario civile per i territori sloveni occupati. Con Regio Decreto del 3 maggio 1941
n. 291, veniva poi costituita la provincia di Lubiana come parte integrante del Regno
d’Italia. I poteri di governo erano affidati a un Alto Commissario nominato con Regio
Decreto, coadiuvato da una consulta composta da 14 rappresentanti scelti fra le categorie
produttrici della popolazione slovena . Il decreto precisava che la Slovenia avrebbe avuto
807
un ordinamento autonomo, con riguardo alle caratteristiche etniche della sua popolazione,
alla sua posizione geografica e alle speciali esigenze locali. Il servizio militare non era ob-
bligatorio mentre nell’insegnamento elementare era obbligatoria la lingua slovena e nelle
scuole medie e superiori era facoltativo l’insegnamento della lingua italiana. A prescindere
da ogni considerazione di diritto internazionale, il predetto decreto aveva un carattere di
temporaneità, del resto ben chiaro agli sloveni, in quanto tutto era subordinato all’esito
finale del conflitto.
L’annessione all’Italia fu inizialmente accettata anche dai principali esponenti della poli-
tica e dell’economia che, il 4 maggio, inviarono a Grazioli un messaggio in cui professavano
lealtà e devozione. Anche il clero sloveno, attraverso la sua massima autorità, si associò all’i-
niziativa dichiarando per iscritto la propria volontà di collaborare con la potenza occupan-
te. Il 21 maggio fu nominato Alto Commissario lo stesso Emilio Grazioli, già Regio Com-
missario civile, e l’8 giugno Mussolini ricevette a Roma i membri sloveni della consulta di
Lubiana, incaricata di coadiuvare l’Alto Commissario nell’amministrazione della provincia.
I suoi poteri, appena accennati nel Decreto del 3 maggio, furono meglio specificati con il
Bando del Duce del 17 maggio e con i Regi Decreti Legge del 18 maggio 1941, n. 452 e del
7 giugno 1941, n. 454. L’attività di governo di Grazioli, facilitata dalla scarsa densità abi-
tativa (337.000 abitanti censiti nel luglio 1941), dalla ridotta estensione territoriale della
provincia (5.000 kmq) e dalla conformazione etnica e religiosa omogenea della popolazio-
ne (con ridotte minoranze serbo-ortodosse, tedesche e israelitiche), fu improntata a “quel
paternalismo che il regime fascista aveva già sperimentato altrove, per esempio in Albania:
i cittadini sloveni, cittadini di serie “B” poiché privi della cittadinanza italiana, avrebbero
dovuto godere dei diritti che il regime aveva riservato agli italiani affinché si convincessero
che l’annessione rappresentava il naturale salto di qualità verso la civilizzazione dopo secoli
di “feudale” dominio asburgico e dopo decenni di “barbaro” giogo serbo” .
808
A parte l’introduzione della Federazione dei Fasci di Combattimento e delle organiz-
zazioni ordinarie del P.N.F., quali la Gioventù Italiana del Littorio, i Gruppi Universitari
Fascisti, l’Opera Nazionale Dopolavoro , Grazioli non alterò la struttura sociale lasciando
809
807 In effetti, la consulta risultò un organismo di facciata, che si riunì solo 5 volte in 29 mesi.
808 Marco cuzzi, L’occupazione italiana della Slovenia (1941-1943), Roma, USSME, 1998, p. 48.
809 Alla fine del 1942 erano 6.032 gli iscritti alla G.I.L. slovena. Secondo il servizio informazioni si trat-
Capitolo terzo

