Page 310 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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310 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
reclutati propagandisti e attentatori e sui quali molto puntava il movimento partigiano,
con un’azione di propaganda affiancata da minacce e rappresaglie sugli indecisi e sui con-
trari. Tra gli internati vi furono anche interi nuclei familiari, con donne, vecchi e bambini,
di partigiani o loro agenti e abitanti di villaggi sospettati di appoggiare la guerriglia.
In seguito, furono emanate direttive per lo sgombero degli abitati che si trovavano
in zone militarmente sensibili e per l’internamento degli uomini validi al fine di sottrarli
al reclutamento coatto, ma presto si cominciarono a riesaminare le posizioni dei singoli,
rilasciando quanti, per ragioni di salute o di famiglia, maggiormente soffrivano per il prov-
vedimento e riducendo, così, almeno in parte, la portata e le conseguenze delle disposizioni
restrittive inizialmente adottate. Il principale fautore degli internamenti fu Roatta , che
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nel giugno del 1942 chiese al Comando Supremo di predisporre in Italia campi di concen-
tramento per 20.000 persone, 5.000 delle quali adulti maschi internati per motivi di ordine
pubblico e il restante costituito da intere comunità, incluse donne e bambini, da sgombe-
rare a titolo precauzionale . L’ordine di procedere a internamenti su larga scala era venuto
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da Mussolini, come testimonia una comunicazione di Grazioli al Ministero dell’Interno del
6 giugno 1942: “Il comandante dell’XI Corpo d’Armata mi ha informato che l’ecc. gen.
Roatta, comandante della 2ª Armata, gli ha comunicato di aver ricevuto ordine dal Duce
di sgomberare una parte di popolazione civile della provincia e precisamente sino a 30.000
persone inviandole in campi di concentramento nell’interno del Regno d’Italia.” Nel di-
cembre 1942, il totale degli sloveni internati era di circa 19.000, ripartiti in 5 campi di
concentramento in Italia e in Dalmazia , anche se alcuni studiosi hanno parlato di 25.000
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internati . Internamenti a carattere protettivo furono attuati anche nei presidi italiani me-
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glio difesi, utilizzando le abitazioni di elementi ostili fatte precedentemente sgombrare .
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831 Foglio n. I/6700/S in data 1° maggio 1942, Relazione sulla Slovenia italiana (mese aprile), Comando
2ª Armata – Ufficio I. L’Alto Commissario si mostrò scettico sull’opportunità degli internamenti e
degli esodi forzati (davide conti, L’occupazione italiana del Balcani. Crimini di guerra e mito della
“brava gente” (1940-1943), Roma, Odradek, 2008, pp. 61 e 67).
832 Telegramma n. 9732 in data 2 giugno 1942 a firma generale Roatta. Il Ministero dell’Interno si
espresse negativamente in merito all’internamento di 30.000 sloveni nei campi del Regno a causa
della loro scarsa ricettività.
833 Foglio n. 12100 in data 16 dicembre 1942, Situazione in Slovenia. Campi di concentramento, Coman-
do Superiore FF.AA. Slovenia-Dalmazia. Gli internati erano così ripartiti: 6.577 ad Arbe (Fiume),
2.250 a Gonars (UD), 1.136 a Monigo (TV), 3.522 a Chiesanuova (PD), 3.884 a Renicci (AR) con
altri 2.000 a Lubiana in attesa di destinazione. Degli internati oltre 3.000 lo erano a scopo protettivo.
In seguito, altri internati sloveni furono inviati nei campi di Visco (UD), Tavernelle (PG) e Colfiorito
(PG). Altri campi come quello di Cairo Montenotte (SV) furono destinati ad accogliere allogeni delle
minoranze slovene e croate residenti nella Venezia Giulia. Nel maggio 1943 gli internati a Visco, Ar-
be, Gonars, Monigo, Chiesanuova, Renicci e Fiume si erano ridotti a 16.556. Negli stessi campi, dal
gennaio al maggio 1943 si erano verificati 805 decessi, con una percentuale, sul numero totale degli
internati, che passò dal 2,12% allo 0,21%.
834 carlo Spartaco capoGreco, I campi del duce. L’internamento civile nell’Italia fascista (1940-1943),
Torino, Einaudi, 2004, p. 78. Il progetto di sostituire gli internati sloveni con civili italiani rimase
sulla carta.
835 Foglio n. 02/3872 in data 16 maggio 1942, Esodo famiglie slovene, Comando XI Corpo d’Armata –
Capitolo terzo

