Page 314 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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           e fu oggetto di un incontro a Fiume tra Mussolini e Roatta. Il duce sollecitò una più decisa
           azione repressiva del comando militare, anche a scapito dei poteri dell’Alto Commissario,
           spingendo per l’adozione di misure sempre più rigorose, e promise l’invio di rinforzi, sia
           del Regio Esercito, sia della Milizia per consentire la realizzazione del piano “Primavera” .
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              Il ciclo operativo “Primavera” fu la principale operazione di controguerriglia organizza-
           ta in modo autonomo dall’Esercito Italiano nei Balcani, con largo dispiegamento di uomini
           e mezzi in parte fatti affluire appositamente dall’Italia e dalla Croazia. Dopo una serie non
           risolutiva di rastrellamenti a breve raggio, si faceva così un salto di qualità, su impulso del
           comandante della 2ª Armata per il quale solo le operazioni offensive su larga scala e prolun-
           gate nel tempo potevano ottenere risultati importanti contro formazioni guerrigliere ben
           organizzate e forti di circa 5.000 combattenti. Alle forze già presenti in Slovenia si aggiun-
           sero in giugno due divisioni di fanteria (“Macerata” e “Cacciatori delle Alpi”) e reparti di
           Camice Nere, rafforzando nel contempo anche lo schieramento della Regia Aeronautica.
           Per quanto riguarda la partecipazione delle CC.NN., questa si concretizzava in ben 14
           battaglioni con reparti minori di supporto, molti dei quali riuniti nel Raggruppamento
           tattico “Montagna”, dal nome del comandante, che venne a essere l’unità di questo tipo
           più consistente impiegata sul campo dopo le tre divisioni schierate in Africa Settentrionale
           nel 1940, risultando di forza superiore anche al contingente della M.V.S.N. operante in
           Russia . Mussolini evidentemente volle così dare una connotazione ideologica alla lotta
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           contro i partigiani comunisti che infestavano la nuova provincia italiana .
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              Il ciclo “Primavera” si sarebbe articolato in azioni principali e azioni concomitanti da
           svolgersi nel corso di due-tre mesi di attività ininterrotta. Le azioni principali sarebbero
           state condotte da due masse mobili, ciascuna della forza di una divisione, “Granatieri di
           Sardegna” e “Cacciatori delle Alpi”, con una massa di manovra di riserva di due battaglioni
           CC.NN. dotata di mezzi corazzati (compagnia carri M, sezione semoventi, plotone au-



           839 Il piano “Primavera” quando venne attuato nel luglio del 1942 fu ridenominato ciclo operativo “Slo-
              venia”.
           840 Il Raggruppamento tattico “Montagna”, denominato anche “XXI aprile”, fu inizialmente composto
              di 9 battaglioni CC.NN. ed M. Dal 12 luglio fu destinato ad assumere il comando della piazza di
              Lubiana in sostituzione della Divisione “Granatieri di Sardegna”. Nell’agosto si riarticolò su 5 batta-
              glioni della Milizia e 6 battaglioni di fanteria, G.A.F. e T.M.
           841 uGo cavallero (a cura di Giuseppe Bucciante), Diario 1940-1943, Cassino, Ciarrapico, 1984, pp.
              443-444. La sintesi della riunione riportata nel diario storico del Comando XI Corpo d’Armata con-
              teneva anche altre direttive e opinioni del Duce: “Sono personalmente convinto che ora, al terrore
              ispirato dai partigiani, si sostituisca il terrore di noi. Il nuovo ciclo è incominciato che deve far vede-
              re che gli italiani hanno gli attributi virili. Non belve, ma duri e severi. […] Presidi consistenti, non
              piccoli. Durata delle operazioni più breve possibile per portar via truppe. Non si può escludere un se-
              condo fronte nel 1943. Fare una politica economica tutta tesa contro i partigiani. Non limitarsi negli
              internamenti, Io non sarei alieno dell’internare tutti gli sloveni, e mettere al loro posto degli italiani.
              […] Mordente delle truppe. Avvicinarsi sempre più al sistema di combattere dei partigiani”. Queste
              parole, come tanti altri discorsi di Mussolini, erano da intendersi più come incitamenti ai militari per
              galvanizzarli e spronarli ad azioni decise, che veri e propri ordini, talvolta di ardua se non impossibile
              esecuzione.

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