Page 316 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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316 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
dall’internamento della popolazione civile ostile e dallo sgombero protettivo di cittadini
minacciati dai partigiani fino ad un massimo di 20.000 persone, dallo sgombero del terri-
torio in una fascia di 1-2 km lungo le linee ferroviarie, da limitazione del traffico civile con
la soppressione di treni viaggiatori e autocorriere, il divieto dell’uso di automezzi civili e
anche del trasferimento a piedi da paese a paese, dall’interruzione di tutte le comunicazioni
telefoniche, telegrafiche e postali, dalla requisizione di sci, calzature da uomo adulto, cuo-
iami, da una rigorosa disciplina delle vendite di medicinali.
Gran parte di queste disposizioni repressive furono contemplate nel bando del 15 luglio
1942, i cui contenuti erano ancora più duri di quelli della Circolare No. 3 C. Era prevista
la fucilazione immediata, tra l’altro, per i possessori di documenti di riconoscimento falsi,
per i favoreggiatori dei ribelli e per gli uomini validi trovati senza giustificato motivo nella
zona di combattimento. Di contro sarebbe stata garantita salva la vita a quanti prima del
combattimento o nell’intervallo fra un combattimento e l’altro si fossero presentati alle
truppe italiane e avessero consegnato le armi .
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Per imprimere alle operazioni un carattere di estrema determinazione, Roatta chiese a
Robotti di sostituire quei comandanti, anche di grado elevato, che non avessero dato ga-
ranzie di combattività e di resistenza fisica . Roatta non mancò poi di stimolare i comandi
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e le truppe ad agire con decisione e spirito offensivo, qualità indispensabili nella lotta anti-
partigiana.
Sulla base di queste direttive, Robotti elaborò un piano articolato in otto fasi che venne
approvato da Roatta il quale tenne a ribadire che lo scopo del piano “Primavera” era dare,
“soprattutto in partenza, una legnata secca al nemico, impiegandovi tutti i mezzi necessari,
che già sono dislocati in Slovenia o vi stanno affluendo. Si tratta di iniziare le operazioni
con un’azione di rottura, materiale e morale, del fronte avversario.” Bisognava “ricorrere
largamente all’impiego dell’aviazione, cercando di dare al suo intervento le caratteristiche
della tempestività e dell’azione a massa” allo scopo di impressionare e terrorizzare il nemi-
co, non avvezzo a subire violente azioni di fuoco. Roatta ordinò, inoltre, agli altri suoi due
Corpi d’Armata - V e XVIII – di concorrere all’azione dell’XI con puntate all’interno della
posti di collegamento sulla linea di demarcazione. Fu incrementata anche la vigilanza sulla vecchia
frontiera con la Jugoslavia impegnandovi le divisioni di fanteria “Veneto” e “Novara” e reparti G.A.F.
(foglio n. 03/343 in data 3 luglio 1942, Dislocazione G.A.F. e unità divisione “Veneto” e “Novara”, Co-
mando XXIII Corpo d’Armata – Ufficio Operazioni).
843 “Verbale della riunione del giorno 7 luglio 1942 tenuta dall’Ecc. Roatta in Lubiana”.
844 Foglio n. 14350 in data 3 luglio 1942, Operazioni in Slovenia, Comando Superiore FF.AA. “Slovenia-
Dalmazia”. Scrisse Roatta: “Eventuali deficienze nel comportamento bellico di quadri e gregari deb-
bono essere represse d’urgenza, senza esitazione e senza pietà. In quest’ordine di idee, se V.E. ritiene
che qualcuno dei suoi principali dipendenti (comandanti di divisione, comandanti delle fanterie di-
visionali, comandanti di reggimento, capi di stato maggiore ecc.), non sia, per una ragione qualsia-
si, all’altezza del compito nelle prossime operazioni affidatogli, me ne proponga immediatamente la
sostituzione. Questo vale non solo nel caso di deficienze professionali o fisiche generiche dei quadri
di cui trattasi, ma altresì nel caso che, a prescindere da esse, non stimiate detti comandanti tagliati a
condurre convenientemente le azioni di loro competenza nel ciclo operativo in parola”.
Capitolo terzo

