Page 318 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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318 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
Operazione “Primavera”
Il ciclo “Primavera” iniziò il 16 luglio e si protrasse fino ai primi di novembre per un to-
tale di undici complessi operativi, ben più di quelli inizialmente programmati. La violenza
dell’azione, con largo ricorso ai bombardamenti aerei e terrestri, con l’intervento anche di
artiglieria pesante a lunga gittata, e il largo spiegamento di forze sorpresero i partigiani che
nelle prime fasi persero importanti posizioni e basi logistiche. L’azione energica e rapida
delle truppe italiane spiazzò i partigiani, abituati ai lenti e metodici rastrellamenti delle pre-
cedenti azioni. I tentativi iniziali di resistenza a oltranza per la difesa dei “santuari” furono
pagati a caro prezzo dalle bande, che si sottrassero alla completa distruzione solo frazionan-
dosi in piccoli nuclei e sconfinando in Croazia o nascondendosi tra la popolazione civile.
Secondo fonti italiane, le perdite partigiane dal 16 luglio alla fine di agosto assommarono a
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1.053 morti in combattimento, 1.236 fucilati sul posto e 1.381 catturati . Ai reparti ita-
liani si affiancarono le prime formazioni slovene di anticomunisti che dettero buona prova,
anche se in più occasioni si lasciarono andare a eccessi contro i prigionieri.
Dai primi resoconti delle operazioni emersero vari insegnamenti tattici. Le forme di
combattimento più adatte per la distruzione delle formazioni dei partigiani erano l’im-
boscata, le azioni condotte di sorpresa col favore della notte o delle prime luci dell’alba,
le azioni di accerchiamento, con chiusura ermetica e improvvisa della zona da rastrellare e
avanzata concentrica dei reparti sull’obiettivo . Sempre dal punto di vista tattico alcuni
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comandanti di grande unità tentarono di adeguare la struttura organica dei reparti di fan-
teria alla particolare forma di lotta che andavano conducendo. Così, la divisione “Grana-
tieri di Sardegna” costituì un gruppo tattico destinato a compiti di ricognizione avanzata e
presa di contatto denominato N.E.F. (nucleo esplorante di fanteria), incaricato di infiltrarsi
all’interno dei territori infestati dai banditi per tendere loro imboscate . Sempre in ambito
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divisione “Granatieri di Sardegna”, in giugno, furono costituiti dei plotoni arditi, composti
dai migliori elementi dei battaglioni, incaricati dell’esecuzione di azioni manovrate e colpi
di mano. Dopo la prima, positiva esperienza di combattimento di questi reparti, il coman-
dante della divisione si soffermò sugli atti tattici che meglio si adattavano a formazioni che
avevano molte affinità d’impiego con i plotoni di arditi reggimentali della Grande Guerra.
procurarsi abiti e vitto, distruggendo le abitazioni di coloro che rifiutavano di seguire le bande al “bo-
sco” (lettera privata n. 12 in data 12 novembre 1945, Criminali di guerra italiani secondo gli jugoslavi,
inviata all’Ufficio Informazioni dello S.M.R.E.).
847 Dal 12 al 30 luglio le perdite inflitte furono di 867 partigiani uccisi o passati per le armi e 501 prigio-
nieri. Le perdite italiane nel solo mese di agosto furono di 43 morti e 139 feriti. Dal 12 al 30 luglio
erano state di 36 morti e 106 feriti. Furono catturati 9 mortai da 81 e distrutti una ventina di campi
sistemati a difesa. Secondo Tone Ferenc le perdite partigiane dal mese di luglio al 15 settembre furo-
no di 1.807 uccisi in combattimento, 847 fucilati e 1.625 prigionieri.
848 Relazione del comando Divisione fanteria “Cacciatori delle Alpi” – ufficio Stato Maggiore, Ciclo ope-
rativo della Slovenia. Complessi n. 1, 2, 3, 3 bis. Relazione operativa.
849 Foglio n. 12782/OP. in data 27 luglio 1942, Prosecuzione rastrellamento, comando Divisione fanteria
“Granatieri di Sardegna” – ufficio del Capo di Stato Maggiore. L’impiego del N.E.F. era previsto dalla
normativa tattica del 1938 relativa all’esplorazione (circolare n. 9500).
Capitolo terzo

