Page 323 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 323
La 2 armata e Le operazioni di controguerrigLia in JugosLavia (1941-1943) 323
a
La M.V.A.C.
L’assassinio da parte comunista di vari sacerdoti, tra cui il professor Herlich, insegnante
all’università di Lubiana, indussero i cattolici a rompere gli indugi e ad armarsi. Nei piani
di Rupnik, la M.V.A.C. doveva essere l’embrione di un esercito nazionale sloveno schie-
rato a fianco degli italiani da contrapporre, in una prima fase, al movimento comunista e,
successivamente, ad altri nemici interni o esterni in relazione all’andamento del conflit-
to mondiale e alla situazione contingente. A seguito dei soddisfacenti risultati ottenuti in
combattimento, le bande belagardiste ottennero il riconoscimento ufficiale italiano, con la
stessa denominazione di Milizia Volontaria Anti Comunista (M.V.A.C.) già assegnata alle
formazioni collaborazioniste della Dalmazia. Dopo le prime bande improvvisate capeggiate
da contadini, capi villaggio o addirittura parroci, si diede corso all’organizzazione di forma-
zioni meglio inquadrate, armate e organizzate grazie al maggiore sostegno italiano. Nel pro-
getto furono inclusi anche i quadri dell’ex-esercito jugoslavo, alcuni dei quali furono libera-
ti dai campi di internamento e destinati al comando delle formazioni. Gli arruolamenti su
vasta scala nella M.V.A.C. slovena iniziarono nel settembre 1942, sotto gli auspici del co-
mando della 2ª Armata, raggiungendo già in novembre la forza di oltre 4.000 unità. Presso
il comando dell’XI Corpo d’Armata venne istituito un ufficio M.V.A.C. e sezioni M.V.A.C.
furono create in ogni comando di divisione o di raggruppamento con il compito di sovrin-
tendere alla costituzione e all’istruzione dei reparti, in genere compagnie e battaglioni di
forza variabile, e concorrere al servizio informazioni. Le bande erano poste alle dirette di-
pendenze d’impiego e disciplinare dei comandi italiani e i capi formazione erano sempre
affiancati da ufficiali di collegamento del Regio Esercito o della M.V.S.N. Per migliorare il
coordinamento tra le diverse formazioni fu nominato comandante della M.V.A.C. il tenen-
te colonnello. Ernest Peterlin, già ufficiale dell’esercito jugoslavo, aggregato allo stato mag-
853
giore dell’XI Corpo d’Armata . Gli arruolamenti avrebbero potuto dare risultati anche
maggiori, ma il comando italiano preferì non superare un certo limite, sia per difficoltà di
armamento ed equipaggiamento, sia per operare una selezione più accurata eliminando gli
elementi meno fidati o meno idonei fisicamente. La circolare che regolamentò l’organizza-
zione delle bande M.V.A.C. in Slovenia ha la data del 4 settembre e ne individua lo scopo
nel diminuire l’efficienza morale e materiale dei ribelli, aumentare le forze impiegabili e al
contempo diminuire le perdite di personale italiano, facilitare l’attività informativa, attirare
le popolazioni creando un ambiente sempre meno favorevole alla guerriglia. Dal punto di
vista dell’impiego, le bande M.V.A.C. prive di mortai e cannoni dovevano essere appoggia-
te da reparti italiani dotati di armi d’accompagnamento e artiglierie che dovevano provve-
dere altresì ai collegamenti, inclusi quelli con gli aerei, e anche per il supporto logistico e
sanitario facevano affidamento sui servizi italiani. Se il vescovo di Lubiana era dell’idea di
avere bande composte esclusivamente da personale di stretta osservanza cattolica, Robotti
si orientò verso una composizione mista, reclutando personale anche nelle file di altri parti-
ti e movimenti anticomunisti. Robotti accolse, invece, la proposta del vescovo di costituire
853 Al comandante operativo sloveno fu affiancato il colonnello Annibale Gallo, capo dell’ufficio
M.V.A.C.

