Page 326 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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326 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
bero dovuto avere un raggio limitato e impegnare forze di livello non superiore al raggrup-
pamento . Fondamentale, quindi, fu l’intervento dei reparti mobili dei singoli presidi
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in soccorso di quelli più vicini sotto attacco, e un ruolo ancora più importante ebbero le
riserve mobili divisionali costituite da reparti organici in grado di intervenire immediata-
mente, in caso di necessità, anche contro consistenti masse ribelli. I loro comandanti erano
chiamati a condurre una quotidiana e incessante attività di perlustrazione nel territorio di
competenza, prendendo collegamento con le truppe dei presidi vicini e intervenendo con-
tro elementi nemici eventualmente segnalati in avvicinamento. Largo affidamento si faceva
sulle bande collaborazioniste per il controllo del territorio e la difesa dei piccoli presidi,
soprattutto nelle zone più remote della provincia.
Il S.I.M. percepì le difficoltà causate ai partigiani dalla perdita di consenso tra la po-
polazione, specialmente quella rurale, in un momento in cui sarebbe stato essenziale in-
sistere sulla politica di assistenza alimentare e sanitaria a favore delle famiglie bisognose.
Forza, propaganda e assistenza avrebbero dovuto essere i tre pilastri su cui basare la contro-
guerriglia, e in questo senso l’ufficio informazioni dell’XI Corpo d’Armata insistette sulla
necessità di proseguire e incrementare l’assistenza alle popolazioni con sussidi per i più
bisognosi, un flusso regolare dei generi di prima necessità dalle campagne ai centri urbani,
il graduale ritorno dai campi di concentramento degli uomini validi non compromessi
con la resistenza. La situazione in atto, analizzata con molto realismo e un certo fatalismo,
non permetteva di sperare di poter debellare la rivolta in tempi brevi e solo con azioni di
forza. Pertanto, le linee guida per i mesi a venire furono così sintetizzate: lotta a oltranza
contro le formazioni ribelli mirata soprattutto alla distruzione delle loro possibilità di vita;
rafforzamento del movimento anticomunista e delle sue milizie armate, protezione e con-
trollo delle località dove gli abitanti erano orientati a favore dell’occupante; assistenza alle
famiglie meritevoli di appoggio; sviluppo di un’azione di propaganda nelle zone ancora
infestate dai ribelli.
In ottobre Robotti chiese l’allontanamento da Lubiana di comandi e reparti della
M.V.S.N. che, per la scarsa disciplina e l’irrequietezza caratteristica dei reparti di camicie
nere, nonché per la deficiente azione di comando dei loro ufficiali, si erano resi colpevoli
di intemperanze e soprusi nei confronti della popolazione civile. Si trattava, in particolare,
del battaglione squadristi “Nizza”, giudicato spiritualmente entusiasta ma scarsamente ad-
destrato e male inquadrato, e del comandante del raggruppamento CC.NN. “XXI aprile”,
luogotenente generale Renzo Montagna. Robotti fu presto accontentato dal comando della
2ª Armata che dispose il trasferimento del raggruppamento “XXI aprile” e del battaglione
“Nizza” in un’altra zona della provincia e la sostituzione di Montagna con il primo seniore
Tebaldi . Il servizio protezione ferrovie, malgrado il forte contingente di truppe impiega-
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859 In previsione della stagione invernale, ai presidi fu assegnata una autosufficienza logistica massima di
90-120 giornate, per quelli più decentrati e per i quali le comunicazioni con i centri di rifornimento
erano maggiormente a rischio, e una minima di 10 giornate (Foglio n. 03/7710 in data 16 novembre
1942, Scorte invernali di presidio. Circ. 3 C, comando XI Corpo d’Armata – Ufficio Servizi).
860 Foglio n. 21673 in data 31 ottobre 1942, Raggruppamento XXI aprile, Comando Superiore FF.AA.
“Slovenia-Dalmazia”. Il raggruppamento fu destinato in zone “calde” nella Slovenia centrale come
Capitolo terzo

