Page 324 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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           AUSSME. Autocolonna italiana in un villaggio sloveno. In primo piano autocarri leggeri SPA mod. 39

           una polizia segreta, da affiancare agli ordinari organi di P.S. che ben poco avevano potuto
           fare contro la resistenza sino ad allora. Negli intendimenti del comandante dell’XI Corpo
           d’Armata, la polizia segreta avrebbe dovuto rispondere con gli stessi metodi terroristici alle
           uccisioni mirate compiute dalle cellule comuniste. In ottobre il comando militare consegnò
           agli esponenti cattolici un primo lotto di 35 pistole per questa esigenza e del resto l’uccisio-
           ne del capo del partito popolare Natlacen a opera dei comunisti aveva ormai indotto i cat-
           tolici a rompere gli indugi portando Rozman ad affermare che “la situazione è tale che ora-
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           mai si impone il dilemma: “O noi o loro” . Una delle conseguenze di questa iniziativa, fu
           la costituzione in novembre di un ufficio centrale di polizia posto alle dirette dipendenze di
           Robotti e composto dal comandante della piazza di Lubiana, dal questore, dal comandan-
           te dei CC.RR. di Corpo d’Armata e dal comandante del XIV battaglione CC.RR. Questo
           ufficio ebbe il compito di raccogliere e vagliare tutte le informazioni concernenti il servizio
           di polizia politica, di provvedere all’organizzazione delle operazioni di polizia, di istruire le
           pratiche di internamento, di clemenza e di concessione di lasciapassare. Ad esso, inoltre,
           dovevano fare capo tutti i nuclei informativi dell’esercito e delle varie forze di polizia per
           il necessario coordinamento delle indagini e degli arresti, che dovevano essere preventiva-


           854 Foglio n. 67 RP in data 16 ottobre 1942, Situazione in Slovenia, Comando XI Corpo d’Armata – Uf-
              ficio Operazioni. Per rappresaglia furono fucilati 24 elementi colpevoli di attività comunista. In una
              delle sue memorie difensive davanti alla commissione d’inchiesta sui crimini di guerra Robotti riferì
              come occorresse la conferma da Roma per ogni azione di rappresaglia in esecuzione ai bandi.

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