Page 93 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il RegIo eseRcIto e le opeRazIonI dI polIzIa colonIale In afRIca (1922-1940)  93

              bisognava certo distruggere il nemico dal punto di vista militare, ma era l’azione politica
              il fattore davvero vincente, in grado di cambiare le sorti di un’occupazione. Per quanto le
              vittorie sul campo fossero importanti, non garantivano la vittoria finale che poteva ottener-
              si solo attraverso l’occupazione e il controllo di punti vitali per i guerriglieri, ovviamente
              diversi a secondo delle caratteristiche della popolazione, nomade, semi-nomade o stanziale.
              La differenza però la faceva un’azione politica in grado di individuare ed eliminare le cau-
              se della ribellione. C’era differenza, infatti, fra l’organizzazione militare e quella politica:
              la prima mirava all’occupazione di punti strategici e al controllo di strade, pozzi, piste e
              i collegamenti in genere, anche telefonici, la seconda al ben più difficile controllo della
              popolazione.
                 Al termine di un combattimento si presentava poi il problema dei rifornimenti che si
              risolvevano comunque nella pratica della razzia. Denominata nel diritto consuetudinario
              libico ghazi, la razzia era contemplata nel diritto di guerra. L’unica forma di sanzione era la
              rappresaglia, ben diversa dal normale furto (chàtel), che implicava il concetto ben più sub-
              dolo dell’azione commessa di nascosto, con l’inganno . Gli italiani si adattarono a questa
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              pratica senza grandi difficoltà e i pareri in proposito erano più o meno concordi col pen-
              siero del colonnello Pelagatti quando affermava che “razzia sarà sempre da me appoggiata
              favorevolmente per essere attribuita intera a chi compie operazioni” . Molti studiosi ne
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              hanno sottolineato il lato più violento, ma non è corretto pensare alla razzia come ad una
              distruzione totale dei centri abitati ad opera delle truppe, si trattava piuttosto di un prelievo
              forzato a scapito degli abitanti che solo in qualche caso portava all’incendio delle semine.
              In un territorio desertico era molto più semplice ed economico utilizzare le risorse locali
              invece di muovere carovane o velivoli e, d’altro canto, i guerriglieri facevano lo stesso. Ri-
              guardo alle carovane, Graziani era dell’idea che andassero difese solo se ne valeva veramente
              la pena. I gruppi ribelli, infatti, razziavano soprattutto i sottomessi, causando veri e propri
              esodi dall’interno verso la costa, meglio protetta . Pratica comune a entrambe le parti, la
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              razzia determinava una reazione immediata quando a compierla erano i dissidenti: già nel
              1923 Graziani sottolineava la necessità di “rispondere ad ogni razzia ovunque venga per-
              petrata con un bombardamento di aeroplani” . Secondo il neo-generale, infatti, non era
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              vero che un atteggiamento passivo del Regio Esercito avrebbe portato a una diminuzione
              dell’attività dei ribelli, ed era anzi vero il contrario: “Nulla è più giovevole ad aizzare l’ardire
              indigeno quanto la mancanza di immediata rappresaglia nostra” .
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              226 M. colucci, Il diritto consuetudinario delle tribù della Cirenaica, estratto dalla “Rivista Coloniale”,
                 Anno XXII, N.1, Roma, 1927.
              227 Fonogramma 1974 RS. del 18 maggio 1924 al Comando gruppo mobile Bir el Uaar, AUSSME, Fon-
                 do L-8, b. 154, fascicolo 16.
              228 Tel. n. 1433 del 29 agosto 1923 firmato T. Col. Gallina, AUSSME, Fondo L-8, busta 154, fascicolo
                 18, Carteggio operativo del Comando truppe della Tripolitania e di reparti in sottordine. Gennaio-
                 dicembre 1923.
              229 N. 158, firmato Graziani, AUSSME, Fondo L-8, busta 154, fascicolo 18, Carteggio operativo del
                 Comando truppe della Tripolitania e di reparti in sottordine. Gennaio-dicembre 1923.
              230 Ibidem.
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