Page 89 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il RegIo eseRcIto e le opeRazIonI dI polIzIa colonIale In afRIca (1922-1940) 89
tenaci e manovrabili in combattimento, erano secondo l’alto ufficiale, fedeli: un punto di
grande rilevanza in un simile contesto che, però, non sempre veniva confortato nei fatti.
Nel 1924 era già chiaro quanto fosse preferibile muovere colonne “leggere”, concetto
questo attuato al meglio in Etiopia una dozzina d’anni dopo . Il ministro delle Colo-
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nie Luigi Federzoni lo faceva notare senza tanti giri di parole all’allora governatore della
Cirenaica generale Luigi Bongiovanni , non abituato alle difficoltà di quell’ambiente:
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la validità di un battaglione non stava tanto nel numero di uomini, quanto nel fatto che
avesse determinate caratteristiche, come una forte componente di truppa di colore, ufficiali
bianchi ben addestrati, abbondanza di mitragliatrici e una piccola aliquota di cavalleria e
artiglieria, oltre alla disponibilità di collegamenti via radio e all’appoggio dell’aviazione .
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Questi erano gli elementi in grado di permettergli di affrontare con successo anche un ne-
mico più numeroso. Di contro colonne troppo pesanti su un terreno accidentato e privo di
vie di comunicazione erano lente e difficilmente rifornibili. Soprattutto in Cirenaica le oasi
erano rare e la popolazione era nomade e dedita alla pastorizia: in un simile contesto privo
di obiettivi ben definiti, muoversi con colonne imponenti era controproducente. Federzoni
ebbe una migliore intesa con il successore di Bongiovanni, il generale Ernesto Mombelli, il
quale mise subito in atto proprio quei concetti di mobilità delle truppe. Per attuare questo
ardito e certamente innovativo programma, Mombelli farà costruire tutta una serie di pre-
sidi da utilizzare come perni di manovra, dei quali si parlerà più avanti.
Può essere utile, a questo proposito, richiamare l’esperienza francese in Africa setten-
trionale, sempre all’insegna della velocità e dell’aggressività . Il primo a utilizzare colonne
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mobili contro Abd el-Kader, già nel 1840, fu il generale Bugeaud. Il concetto operativo era,
dopo aver occupato la costa, spingersi verso l’interno facendo perno su basi d’appoggio,
sbarrando tutte le possibili vie di ritirata e infierendo sulle tribù ostili con continue razzie.
Questo programma fu posto in atto – non solo in Algeria, ma anche in Tunisia – con colon-
ne mobili agili e leggere, costituite di solito da 3 o 4 battaglioni di fanteria, per circa 2.000
uomini, 2 squadroni di cavalleria, per circa 400 cavalli e una sezione di artiglieria da mon-
tagna, oltre al convoglio delle salmerie. I cavalieri portavano un equipaggiamento ridotto
al minimo, come del resto i fanti che, al posto dello zaino, avevano un sacchetto di tela in
cui sistemare le loro cose e che, al momento di montare l’accampamento, unito a quelli di
208 L’azione militare contro i ribelli nei due periodi 1918-1919 e gennaio-giugno 1922, AUSSME, Fondo
L-8, busta 152, fascicolo 25. Già qui era espresso chiaramente il concetto dell’importanza della mo-
bilità e della leggerezza delle colonne: “non troppo deboli, non troppo forti e contenenti in sé tutti gli
elementi tattici per fronteggiare ogni eventualità e logistici per vivere anche più giorni isolatamente”.
209 Bongiovanni, generale di Corpo d’Armata, era stato chiamato da Mussolini a governare la Cirenaica
il 6 gennaio 1923. Avrebbe lasciato alla fine di maggio del 1924 ufficialmente per motivi di salute. A
succedergli sarà il generale Ernesto Mombelli, già comandante del battaglione Fenestrelle nella guerra
italo-turca e poi capo del Corpo di spedizione italiano in Macedonia nel 1917.
210 Tel. n. 2429 a Bongiovanni, firmato Federzoni, 7 aprile 1924, ASMAI, Libia, Posiz. 134/25, fascico-
lo 189. Tutta la loro corrispondenza merita di essere letta in quanto, nonostante tutto, le osservazioni
di Bongiovanni hanno una propria fondatezza.
211 La condotta della guerra tra arabi e francesi, estratto della “Rivista Militare italiana”, Roma, 1912.

