Page 97 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 97
Il RegIo eseRcIto e le opeRazIonI dI polIzIa colonIale In afRIca (1922-1940) 97
l’attacco ad alcuni piccoli presidi in Tripolitania, venne ottimizzata anche la dislocazione di
quelli della Cirenaica: non essendo possibile l’invio di nuove forze metropolitane in colo-
nia, il capo di stato maggiore dell’esercito Badoglio sottolineò l’esigenza di non disperdere
quelle disponibili, concentrandole in poche basi: si ipotizzò quindi l’eliminazione di alcuni
piccoli presidi a favore di quelli più grandi e importanti. E siccome la base marittima di
Tobruk, nell’eventualità di un qualunque conflitto, era ritenuta di importanza irrilevante,
si decise di smantellare il forte mantenendo in efficienza i trinceramenti difensivi della
piccola penisola sul lato nord della baia .
240
In una comunicazione al ministero della Guerra del 25 ottobre 1920, Badoglio ribadiva
quanto fosse necessaria una drastica riduzione dei presidi che a poco servivano se non si po-
tevano controllare, insistendo poi con il ministro delle Colonie Luigi Rossi, nella riunione
plenaria del gennaio 1921, che potendo l’Italia inviare altre truppe, non aveva alcun senso
disperdere quelle esistenti in “punti staccati e lontani”, ma occorreva “raggrupparle invece
in pochi punti prossimi alla costa ben difesi e muniti” . Ciò che importava era mantenere
241
il possesso delle due città Bengasi-Derna, collegate tra loro dagli snodi di raccordo Merg-
Tolmetta e Cirene-Marsa Susa, fondamentali per sboccare dal mare sull’altopiano, nonché
di Tobruk e Soluch, l’uno di interesse marittimo, l’altro caposaldo difensivo verso sud della
piana di Bengasi . Badoglio e Vaccari erano dell’idea che la difesa dovesse concentrarsi
242
infatti tra Bengasi e Derna, evitando di presidiare località che avrebbero finito con l’essere
elementi di debolezza e non di forza. Decisive per il controllo del territorio sarebbero state
le colonne mobili, in grado di prevenire qualunque sollevazione interna, previa la costru-
zione di una rete di punti di appoggio. Il tema delle forze mobili sarebbe diventato nel giro
di poco tempo, un punto cardine della nuova strategia coloniale.
L’intenzione era quella di incrementare le forze di polizia (carabinieri e zaptié) e dimi-
nuire la forza del contingente a circa 7.000 uomini, con le truppe metropolitane impegna-
te in compiti di presidio e quelle di colore destinate alla difesa mobile e al controllo del
territorio. In questo contesto si poteva evitare di costruire nuovi forti a meno che non ce
ne fosse davvero bisogno. Nel dibattito s’inseriva nel 1924 il governatore della Cirenaica
Mombelli, altro ufficiale di provata esperienza, sottolineando quanto fosse importante per
un effettivo controllo del territorio dislocare le truppe in modo da dare alle popolazioni
sottomesse la sensazione di essere protette da eventuali rappresaglie . Scelte ben mirate in
243
tal senso avrebbero permesso di evitare i continui spostamenti di pesanti colonne e l’inde-
bolimento della rete presidiaria, togliendo “[…] ai ribelli il modo di attuare la solita tattica
di dileguarsi dai punti dove giungono le nostre colonne per portarsi su punti indifesi a
compiervi razzie e rappresaglie a danno dei sottomessi”.
240 Promemoria a S.E. il Ministro, Fortificazioni e presidio di Tobruk, il Capo di SME Vaccari, 11 gennaio
1923, AUSSME, Diari Storici, busta 4030, fascicolo 4.
241 Ufficio Operazioni II, Sunto della conversazione tenuta il 13 gennaio 1921 con S.E il Generale Badoglio
e S.E il Generale Vaccari, AUSSME, Diari Storici, busta 4030, fascicolo 4.
242 Federica Saini FaSanotti, Libia 1922-1931. Le operazioni militari per la riconquista, op. cit., p. 88.
243 Dislocazione forza. Situazione difensiva, firmato Mombelli, Tel. n. 957 del 31 maggio 1924 al ministro
delle Colonie, AUSSME, Fondo L-8, busta 188, fascicolo 3.

