Page 142 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
P. 142

LA VISIONE DEl SOCIAUS11 .E OOMl!NJSJl SUllA IUCOSTllUZIO:>IE   131

         serino Valdo Spini •era anch'essa  qualcosa di  originale  nel  meridionalismo
         della sinistra  italiana  in cui era assai forte  l'influenza  della posizione agrari-
         sta del partito comunista • uz1.
            Animato da quello spirito leninista di  cui non fece mai  mistero,  Rodolfo
         Morandi, nella visione sulla ricostruzione, aveva superato il  PCI  realista e  pos-
         sibilisla di Togliatti, evocando quei progetti "pianisti• e "sovietici" che il leader
         comunista aveva con fatica escluso dal dibattito economico del suo partito.
            L'evoluzione della situazione politica  ridusse le distanze tra  i due partiti
         circa la visione sulla ricosttuzìone.  La  scissione di Palazzo Barberini e  la fme
         del teno governo De Gasperi, con la  conseguente fuoriuscit:J  dalla  maggio-
         ranza  dei socialcomuoisti,  ebbero come conseguenza la  nascita  dell'alleanza
         politico-eleltorale tra  PSI  e  PC1  e  quindi  del Fronte  Democratico  Popolare.
         l'egemonia comunista sulla coalizione emerse anche nel  programma econo-
         mico comune. Il  31 mano 1948, a  pochi giorni dal voto, venne convocata  la
         Conferenza economica nazionale del  Fronte: Morandi, affiancato dai comuni-
         sti Scoccima!TO e  Pesenti,  fu incaricato di  redigere la  piattaforma conclusiva.
         Leggendo il "Programma del Fronte democratico popolare" si  rileva una sorta
         di osmosi  tra  le  posizioni dei due principali  partiti  della sinistra.  Un'osmosi
         sbilanciata verso il PO, poiché delle antiche posizioni socialiste restavano sol-
         tanto gli spunti polemici verso le forze mode.rate , mentre, di fano, il  program-
         ma  comunista  appariva SOS(anzialmente  invariato:  solo sul  tema della  nazio-
         nalizzazione l dubbi che Togliatti aveva espresso nel 1945 erano stati definiti-
         vamente dipanati.  La  p iattaforma economica  frontista  concenLrav;l  grande
         pane della sua auenzione sui "gruppi monopolistici e  finanziari" che, attraver-
         so ii monocolore democristiano, gestivano per propri interessi la  _ricostruzio-
         ne. Venivano  quindi lanciate parole d'ordine quali le riforme di strunura :Jtte
         a contrastare le concentrazioni monopolistiche, mediante la  nazionalizzazione
         dei  principali  gruppi  privati d·imponanza lt'trategica  (come,  ad  esempio la
         Montecatini),  la demoaatizzaz.ione degli  istituti di credlto e  delle  altre  indu-
         strie  private altr.lverso l'attivazione dei consigli di  gestione, la  riorgaoiz.zazio-
         ne dell'IRI e  U suo distacco dalla Confindustria, l'espropriaz.ione della grande
         proprietà terriera, una generica eliminazione della  disparità economico-soda-
         le  1.ra  nord e  sud.  Da  una  prima  analisi  parrebbe che U programma  frontista
         avesse adottato numerose postzionl morandiane. Tuttavia, va rilevata l'assenza
         assoluta  di  qualsiasi  riferimento  alla  pianificazione  economica.  U  fulcro
         dell'azione del PSI e  in modo particolare di Rodolfo Morandi era stato comple-
         tamente eliminato. L·eliminaz.ione della politica di piano dal  programma fronti-
         sta dimostrava la vera, incontrastata egemonia togliattiana suJI'aJiean;r.a e  al con-
         tempo la lenl.:l,  inesorabile trasfoml:lZione del  Partito socialista nel "partito ausi-
         liario" del PCI.  Adeguandosi.  Morandi  rinunciav-J  di  fano alla sua collocazione
         "più  a  sinistra",  quasi  leninista  e  bolscevica.  rispetto al  realismo del  PCI.
   137   138   139   140   141   142   143   144   145   146   147