Page 141 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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             essa sono assegnati". Occorreva quindi la  partecipazione  attiva e diretta della
             classe lavoratrice,  la quale  "è anche in definitiva chiamata a sostenere lo sfor-
             zo  massimo  e  il maggiore  peso".  Le  forme  aura verso  le quali  i  lavoratori
             avrebbero  ricoperto  U ruolo  determinante  nel  plano  per la  ricostruzione
             sarebbero stati quei  Consigli  di  gestione,  tenacemente voluti  daHo  stesso
              Morandi, ai quali sarebbe Stata demandata "l'esecuzione  del piano  nel vivo di
             esso"<?>.  Morandi  quindi  vedeva  nella  politica di piano esattamenre ciò che
             TogliaUi  temeva:  uno strumento per trasformare  radicalmente  i  rapporti  di
             forza  nel  Paese e  per accrescere il peso, economico oltre che politico, delle
             classi  lavoratrici.  "Il  piano socialista",  secondo Morandi  "è  ispirato  ad  una
             concezione  rivoluzionaria  e  informato ai  principi  di  lona di  classe (. .. ).  n
              piano socialista  sì  fonda  su  una  azione  che,  portata a  svolgersi  dall'interno
             degli  ordinamemi  capitalistici, è  indirizzata  nel  senso di  dislocare  incessante-
              mente l'equilibrio del sistema, fino al completo rovesciamento dei rapporti dì
             classe'' (lOl.  la Conferenza  economica  socialista  del  novembre  1947  avrebbe
             chiarito dettagliatamente il "piano" che avrebbe dovuto governare  la  ricostru-
             zione. "la pianificazione è  un'esigenza naturale e spontanea dell'economia cql-
             lettiva, qualcosa  di  congenito ad essa·, avrebbe  dichiarato  Morandi nella  sua
              relazione dal titolo significativo:  "Piano economico e  riforma di struttura" O Il.
             In dieci  anni si  sarebbe dovuta  raggiungere  la  piena  occupazione,  con  la
             crea7.ione di quanro  milioni di nuovi posri di lavoro, e  l'elevazione del tenore
             dJ  vita delle classi  lavoratrici attraverso un invesrimento  nell'indusrria di circa
             200 miliardi <~II'anno per un  totale di duemila miliardi.
                 Al  di Iii  dell'animismo forse esagerato dei  progeUi socialisti, è importante
             sottolineare  il sostegno  del  PSIUP-PSI  ad  una  politica  di  intervento  dello
             Stato.  Poco propenso agli accord.i con le forze moderate, soprauuuo in segu.i-
             to alle secessioni socialdemocratiche, il Partito socialista  di Nenni,  Morandi e
             Basso sembrava distinguersi, e  non di  poco,  dalla  realpolllik togliartiana:  lo
             Stato cbe avrebbe dovuto  intervenire nell'economia non avrebbe potuto esse-
              re altro che lo Stato a  guida socialista. Nei discorsi di Morandi l'iniziativa  pri-
             vata,  il cui  ruolo  veniva  continuamente ribadito da Togliani,  assumeva  una
             funzione di sfondo, quasi ausiliaria rispetto all'intervento dello Stato.
                 '
                 Linterventismo evocato dal PSI  di Monmdl si applicò anche sulla dirficile
              problematica del rìlancio del Mezzogiorno. Anche su questo tema si assistette
             ad un allontanamento dal PC!. laddove Togliani ribadiva l'importanza di uno
             sviluppo agricolo del sud, e quindi la volontà di volere mantenere il meridio-
              ne d'Italia ancorato al settore primario, il PSI  e soprauutto MorandJ in qualità
             d! ministro dell'Industria  avevano sostenuto la tesi  deli'indusrrializzazione  del
             mezzogiorno mediante un intervento pubblico-privato organizzato (si  potreb-
             be dire pianificato) da  una associazione ad boe:  La  Svimez (Associazione per
             lo  sviluppo  industriale  del Mezzogiorno).  "L'impostaz.ione iodustrialista"  ha
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