Page 144 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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LI. VISIONE DEl SOCIA.LIST1 E COMli!'IISTl Slll.LI. RICOSTRUZIONE 133
con la liquidazione del latifondo; riforma industriale, con !a loua al monopo-
lio e la difesa della piccola industria, dell'artigianato e del piccoli produttori;
riforma tributaria, con l'imposl:l sul reddito; riforme sociali, per l'elevazione
del tenore di vita del popolo italiano. "Quel programma, nelle sue linee gene-
mli. era anche U programma del Fronte democratico popolare. (. .. ) Perché In
quelle elezioni abbiamo combattuto la DC anche su quel programma?".
Anzitutto, perché U p.rogramma si basava sul Piano M:ushaU: "Quel program-
ma non si poteva realizzare sono la bandiera dell'anticomunismo, doè allean-
dosi con le forze conservatrici e reazionarie contra.rie a quel programma e a
qualsiasi riforma". Scocclma.rro sl domandava retoricamen1e come poteva
conciliarsi l'appoggio che i grandi gruppi monopolistid e latifondiari avevano
dato a De Gasperi con l'attuazione di un progra.mma che, ·a parole, ne avreb-
be scardìnato le basi su cui avevano fondato Il loro potere cm. A suffragio
della tesi che "gli Impegni non erano stat1 mantenuti" a causa dì quell'allean.za
inconciliabile tra grande capitale e velleità riformiste, il responsabile economi-
co comunista proseguiva quindi il suo intervento con un lungo elenco di
interventi promessi e non attuati: i limiti delle proprietà temere non erano
stati posti, il latifondo era stato nel fani tutelato; era stato addirittura rafforzato
lo strapotere del monopoli; aUa rassazlone del reddito si era sostituita una
maggiore pressione fiSCliJe sulle classi lavoratrici mediante l'aumento delle
imposte indirette; le riforme sociali erano state completamente disanese.
Inoltre, mentre il Governo si presentava totalmente asservito ai "monopoli
italiani e stranieri", quest'ultimi presenti nel Paese attraverso il Piano
Ma.rshall, le porenzialità dell'Industria di Stato, cioè deU'IRI, non erano state
sfruttate, privilegiando i kcmzem pubblici quali bacini economici e cli.ente-
lari. "In Italia", concludeva Scocdmarro "non è stata compiuta la ricostruzio-
ne economica, non si è realizzato nulla delle premesse del 18 aprile 1948,
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anzl si è determinata una situazione del tutto opposta" <6>. Dinanzi a tale
quadro, l'esponente comunista individuava nella sconfitta del monopolio
politico democristiano l'unica strada percorribile, una sorta dì •nuovo l8
aprite• che avrebbe visto la rivincita delle sinistre: l'analisi da economica,
quindi, si trasformava in meramente politica, tutta proiettata verso i futuri
scontri elettorali.
Dello stesso tenore appaiono i successivi interventi di Giorgio Amendola,
nuovo responsabile economico del PCL Nel "rapporto• al Comitato Centrale
del luglio 1954, U dirigente comunista ribadiva sostanzialmente le stesse accu-
se di Scoccimarro, aggiungendo ulteriori elementi di critica: il livello dei salari
era rimasto basso, la disoccupazione era cresciuta, la deflazione costante.
Mentre i complessi monopolisrici (Flat, Sme, ltalcementi, Burgo, Snia.
Montecatini, Eridania e Liquigas) si espandevano, I'IRI "che poteva e deve pur
essere strumento di una politica rivolta allo sviluppo dell'Industria italiana",

