Page 143 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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Togliatti, conscio del rischì che il collocamento all'opposizione avrebbe com-
portato in termini di estremizzazione della lotta, convinto al contempo della
necessità che la sinistra non si blindasse dietro slogan che avrebbero por:uto
terrorizzare le classi moderate, aveva elimlnato dal programma qualsiasi riferi-
mento aiJ'inteNento dello Stato che potesse evocare lo "spettro" sovietico e
collenlvista. Inoltre, la pianificazione era letta da Togllatti, e quindi dal Fronte
popolare, come un'arma da consegnare nelle mani del sistema capitalistico,
che avrebbe accentuato U dominio del monopoli: posizione questa, come
ricorda lo Splni, assunta dal movimento comunista intemazionale<l3l. Ma al di
là dei tatticismi e dell'ortodossia del segretario comunista e delle rinunce
socialiste, l'elemento principale dell'azione delle sinistre dopo il 1948 sulla
ricostruzione fu la scarsa conoscenza dei nuovi schemi e delle nubve Strutture
che si erano creare in Italia negli ultimi vent'anni. Parlare di "restaurazione"
dinanzi a.l ruolo giocato in modo particolare da1la sinistra cattolica suUe que-
stioni sociali - la quale, insieme alla socialdemocrazia e ai repubblicani
assunse il ruolo di controparte rispetto ai liberisti estremisti della destra DC e
del PLI - e dinanzi alla crescente importanza dell'industria di Stato, dimostra-
va la mancanza nella sinistra di un'adeguata conoscenza del significato che la
ricostruzione, e il sistema produttivo, avevano assunto.
Gli anni successivi furono caratterizzati dallo scontro politico tra i gover-
ni centristi e l'alleanza post-frontista. La ricostruzione veniva ormai lena,
come è stato ricordato, come una rest:aurazione !iberista che escludeva le
"masse lavoratrici". E in effetti, li confronto tra le sinistre governative
(Dossetti, Saragat, il PRJ) e i Uberisti avrebbe visto la prevalenza di questi ulti-
mi. "( ... ) Lo schieramento !.iberista riuscì ad avere la meglio, sfrunando da un
lato le debolezze della sinistra e facendo leva, dall'altro, sul gruppo dirigente
democristiano interessato, pii) che al neovolontarismo rifomùsta della sinistra
di Dossetti, a coprire lo spazio politico fra la destra moderata e il centro, in
rappresentanza dei ceti contadini ereditati dal vecchio Partito popolare e dei
nuovi strati piccolo-borghesi cresciuti sotto il fascismo nel settore terziario e
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nella burocrazia" Cl • Arroccare sui banchi dell'opposizione, le sinist.re si auto-
esclusero d:ll confronto tra riformisti e llberisti e contribuirono all'affermazìo-
ne di queUa politica deflazionista che caratterizzò la prima parte degli anni
cinquanta, appesantendo ì costi sociali della ricostruzione e allungandone i
tempi di reaUzzazione.
Lo scontro ele1toraJe del 1953 contribuì ulteriormente a aumentare questa
incomprensione, e la sinistra si presentò arroccata su posizioni In gran parte
superate dagli eventi. "Quali erano", si domandava Scoccimarro in un inter-
venro al Consiglio Nazi~nale del PC! nel marzo 1953 "gli impegni assunti dalla
Democrazia Cristiana, alla vigilia delle elezioni del 1948, per la ricOStruzione
ed il rinnovamento economico e sociale del nostro Paese?". Rifom1a agraria,

