Page 52 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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lA IUCOSTl!UZIOHE DEI.LE INDUSTlUE DEllA O!FESA 41
di convenire rapidamente buoll.3 parte dell'indusl:ria bellica e il IJUrustero
dell1ndustrla e del Commerc.io alime.ntò queste speranze pubblicando, ai
primì del 1946, un utopistico piano che prevedeva di concedere permessi per
la cosl:rUzione di 34.000 autocarri da tre a sei tonnellate, 35.000 autovetrure e
camìoncini, 2.6oo trattori agricoli e stradali oltre a 35.000 rimorchi. Di conse-
guenza, industrie quali la CAB di Ponte San Pietro, l'Arsenale di Piacenza,
I'Ansaldo-Fossati e la OTO si dedicarono alla produzione di mezzi agricoli,
utilizzando in molti casi veicoli bellici, all'uopo convertiti. A tale passo erano
sta_ti spinti anche dal fatto che la F1at OCI di Modena, la maggior industria
nazionale del settore, aveva dichiaralO di aver subito danni per cinquecento
mllionl in ma.c:chine utensili "che furono asportate dal tedeschi" <9) impeden-
dole la ripresa della produzione industriale.
Dall'alrro lato, lo Stesso ministero ostacolava praticamente tale piano
comunicando che "l'abolizione di ogni vincolo in materia di circolazione
automobilistica provocherebbe un aumenlo nella richiesta di carburante e di
riflesso un aumeruo del mercato clandestino. Ahren:amo si verificherebbe per
i pneumatici: queste l.e ragioni che consigliano il ministero dell1ndustria a
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T11.3nlenere l'attuale disciplina llmitalric:e" < >.
I nostri governarni, inoltre, avevano ~r.~scurato il fano che la produzione
preventivata richiedeva abbondanza di gomma, carbone, lamiere, verro e
legname e che, con li ritmo assumo dalle importazioni di materie prime
dall'estero, gli esperti Stimavano che si sarebbe riusciti nel migliore dei casi a
realizzare solo il 30% della produzione programtll.3ta, che, comunque, avreb-
be avuto seri problemi a essere collocata sul merca.to.
U piano del Governo venne così modlfì.cato prevedendo di dedicare la
produzione all'esportazione, in neuo contrasto con l'opinione della
Commissione di conrrollo alleata che mirava a limìtare la co.ncorrenzialità sul
mercato internazionale dell'industria italiana.
Una destinazion.e solamente nazionale deUa produzione si scontrava, tult3-
via, sia con i vincoli posti dal Governo alla vendita, sia con gli esorbitanti prez-
zi raggiunti dal mercato. Nel 1938, infani. con &.. 160.250 si poteva acquistare il
mastodontico autocarro Alfa Romeo 110 AC a tre assi, con un motore di olrre
undici litri di ciUndrata, una portata di 11 1!, e dotato di ben serre gomme. Nel
1946, l'introvabile Fìat 500, la piiì piccola espressione automobilistica italiana,
costava di liStino quasi dnquernlla llre in più, senza i pneumatid o n.
Una prima buona notizia apparve sul bollettino n. 4 (gennaio 1946) del
Consiglio Industriale Alta Italia (CIAl) che liberalizzava la vendita delle bici-
clene gommate, riservando il 35% della produzione agli enti di Stato, e quesco
portò la Caproni, che aveva rilevata la fabbrica di bidclene Dei, a pensare di
destinare i capannoni di Taliedo per la produzione di dcii, anche a motore,
utilizzando parte delle SlTUtture della CEMSA (che prima e durante la guerra