Page 54 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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LA  RICOSTliUZJOSE  OEI.U  ~'\()IJS'TIIlt: OI!IJA  OI.I'ESh   43

         fu abilmente sfrumua dalten.gen. Lang.!ey Browning, comandante della cosid-
         detta MMIA  (Military Mission to the ltallan Army),  motivando l'unifo.rmazione
         come unico efficace strumento di controllo  sul potenzin!e  militare italiano del
         dopoguem1.
            L'incertezza sul contenuto delle clausole militari del Tm!l3to  di Pace, e  In
         particolare sul fano se l'Italia avrebbe potuto possedere una propria  industria
         bellica,  portava ovviamente  alla  conseguenza che  nel  lungo  periodo,  visti  i
         presupposti creali dalle prime cessioni, !a fonte principale di rifornimenti mili-
         tari sarebbe stata oVViamente  quella britannica.
            Si venne così a  creare nei maggio 1946 una situazione dl contenzioso tra
         le autorità militari americane in Europa, che volevano una rigida applicazione
         della legge •affitti  e  prestili", e  il  Dipartimento di Stato che  mal sopportava il
         fatto che la  Gran Bretagna acquisisse senza cont.rasto anche il mercato milita-
         re italiano, oltre a quello  tradizionale greco e medlo-orlemale.
            Con il ritiro oel 1947 delle  forze di occupazione inglesi  e  la  restitunone
         degli aeroporti alle Aucorità Italiane, la RAF Lasciò a Treviso-San Giuseppe set-
         tantanove Supermarine Spìtflre IX con le relative parti dl ricambio che furono
         lncorpomti nell'Aeronautica  Militare.  All'inizio di dicembre di quell'anno, i cac-
         cia ceduti dagli inglesi erano aumentati a  ben remoquarantasei e:;emplari e la
         revisione di tutti quesd velivoli costitul La  prim:J  rilevante commessa. assegnata
         ali'Ae.ronautlca Macchi nel dopoguerm. La manovra non pìacque agli americani
         i quali lasciarono ben novanta caccia Lockheed P.38 Ughtning {12), accaruonatl
         smontati sull'aeroporto dì Napoli-Capodidtino e quesd furono tosto affidati alla
         locale  Industrie Meccaniche Meridionali ~ IMAM)  per il  ricondlzionamenco e
         la  ricostruzione,  seguiti  nel senembre da altri cinquanta  Nonh Arnerican  P.51
         Mustang provenienti dagli Stati Unìtl dopo la revìslone generale.
            A fine anno La  nostra aeronautica, disattendendo le dausole del TrattatO di
         Pace, disponeva così di  duecentoote~ntllsei aerei da caccia,  anche se  non tutti
         ancorn in condizioni di  volo, equamente  .suddivisi  trn quelli di costruzione bd-
         tannlca O centoquamntasel Spitflre ~ trenta dei quali Rnltono poi in Israele) e
         quelli di costruzione americana (i novanta Ughtning più i cinquanta Mustang).
            Analoga situazione dJ  pari~ si en1 creata anche nell'aviazione dvUe, l  cui
         voli di linea regolari ripresero nell'aprile del t947. Alla compagnia LAI, fonna-
         ta con  li  30% del capitale versato  dalla 1WA e  un altro 40% daii'IRI, si coo-
         lmpponeVll la ALI li cui 30% del capitale  investito dalla BOAC e  dalla BEA.
            In realtà  ben  trentadue  società  dlve~ avevano chiesto alla  Oire-7Jone
         Generale  Aviazione Civile  e  Traffico Aen!!o  la  concessione per l'eserci.ziv  di
         linee  aeree, in quanto  rappresentava l'unica via per molte industrie aeronauti-
         che per poter  ritornare  a  produrre velivoli di  propria progena:zione, ma solo
         diciaseue di tlSSe la otte.nnero.
            Queste speranze erano state alimentate anche da un bando di con<:oiSO,  poi
         abortito,  del  ministero  deii'Aeronautlcn  del  18 dicembn!!  1946 per un velivolo
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