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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)




               che il dispaccio sia stato trasmesso in chiaro, anche perché la copia di figura 8.4 appare priva di
               sottolineature, né contiene le parole “cifrare tutto”. Chi ha scritto il telegramma sotto dettatura di
               Porro o dello stesso Cadorna, può aver omesso di sottolineare le parole da cifrare e i telegrafisti
               possono aver interpretato la mancanza di sottolineatura come un ordine di non cifrare alcunché.
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               In definitiva, secondo la documentazione italiana il dispaccio potrebbe esser stato cifrato con il
               Cifrario di servizio oppure trasmesso in chiaro. Del resto, il “Rosso” non era in dotazione delle
               stazioni RT, compresa quella di Medea, né si comprenderebbe perché i Generali Cadorna e Porro
               o i loro collaboratori, nel lasciare la sede di Udine, avrebbero portato con se il volume del cifra-
               rio a copertina rossa.
               In ogni caso, la data del 5 luglio considerata nei documenti austriaci come inizio delle intercet-
               tazioni di dispacci cifrati con il Rosso, va evidentemente spostata in avanti.
               La discrepanza tra le testimonianze italiane e le versioni di Figl e di Ronge induce ovviamente ad
               accrescere la doverosa cautela nella valutazione dei numerosi episodi da questi narrati riguardo
               alla decrittazione dei dispacci italiani, per la restante parte del conflitto.


               tentativi itaLiani di migLiorare La sicurezza
               Oltre all’impiego di cifrari riservati e poco diffusi come il “Verde” e, fino all’aprile del 1916, del
               Cifrario di Servizio a gruppi di lettere, non penetrati dagli Austriaci, un’efficace misura difen-
               siva adottata dagli Italiani è l’assoluto divieto di trasmettere via radio disposizioni di carattere
               operativo, limitando l’uso di questo mezzo solo alle comunicazioni di tipo amministrativo. Il
               Comando Supremo, dopo la “leggerezza” compiuta a Medea, richiama più volte questo divieto,
               stabilendo che la radiotelegrafia debba esser impiegata solo quando non si dispone di altri mezzi
               di comunicazione e, in ogni caso, mai per la trattazione di importanti notizie militari. L’osservan-
               za della regola è volutamente attuata in modo più rigido per le comunicazioni dagli alti Comandi
               verso il fronte che contengono diposizioni operative e tattiche, piuttosto che per i dispacci in
               senso inverso in cui tuttavia si possono ugualmente celare informazioni utili per il nemico.
               Infatti, lo stesso Ronge riconosce che gli Italiani, a differenza dei Russi, «non facevano conosce-
               re per radio le misure che andavano prendendo»,  ma rivendica l’abilità austriaca nel dedurre, in
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               alcuni casi, dai radiogrammi intercettati notizie interessanti, per esempio sull’entità delle forze
               italiane in campo, sui loro spostamenti e sulle intenzioni operative dei Comandi. Per esempio,
               «gli spostamenti delle divisioni di cavalleria annunciavano certamente il principio o la fine di
               azioni in grande stile e indicavano la direzione principale dell’attacco».
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               Un altro metodo difensivo attuato dagli Italiani consiste nel cambiare frequentemente i nomina-
               tivi delle stazioni, inizialmente costituiti da due lettere per le stazioni mobili e da tre lettere per
               le fisse. In questo modo si cerca di disorientare il nemico, rendendo più difficile l’individuazione
               dell’origine e destinazione dei dispacci e la loro attribuzione ai comandi ai quali le stazioni sono
               assegnate. Dalla fine di agosto del 1915, i nominativi divengono a due cifre per tutte le stazioni
               RT operanti nella zona di guerra  e vengono frequentemente modificati. L’efficacia di questo
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               accorgimento risulta ovviamente ridotta o annullata se i telegrammi forniscono indizi sufficienti

               40   I Capi stazione RT avevano l’ordine di cifrare solo le parole sottolineate Comando Supremo, (Reparto Operazioni,
               Comunicazione ai Comandi d’Armata e della zona Carnia, Oggetto: Servizio delle comunicazioni radiotelegrafiche, op.cit.)
               41    M. Ronge, Spionaggio, op. cit., p. 178.
               42   ibidem. Quest’esempio non sembra del tutto appropriato poiché, mentre lo spostamento di una stazione è evidenziato
               all’atto dell’interruzione e della ripresa del servizio mediante le comunicazioni di “spianto” e del successivo “impianto”,
               indicazioni esplicite sulle località in cui avvengono tali operazioni sono raramente contenute nei crittogrammi intercettati.
               Dati più precisi possono rilevarsi solo mediante radiogoniometri di cui gli Austriaci disporranno operativamente al fronte
               italiano, solo alla metà del 1917.
               43   Ispettore Capo del STM, Diario storico – militare, Ordine di Servizio N°25, 31 agosto 1915, AUSSME, fondo B1,105
               S, vol.87.

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