Page 24 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)
Per tutto il XX secolo, si è assunto e preso acriticamente per buono quanto scritto da O. Marchetti
nel lontano 1937 a proposito delle origini e del rendimento del servizio d’informazione militare:
Sconosciuto alla grande maggioranza degli ufficiali, allora e poi, terrore e ribrezzo dei pro-
fani, per cui esso significava “spie” nel peggiore senso della parola, oggetto forse di compati-
mento da parte dei competenti, alleati, amici e nemici, l’Ufficio I visse quasi sempre una vita
stentata, che non giustificava troppo la sua costituzione. Relegato in due stambugi, fu com-
posto per molto tempo di un colonnello Capo dell’Ufficio, di un capitano segretario e di un
ufficiale dei Carabinieri per il servizio di polizia militare e di controspionaggio. Fino al 1904,
ebbe, durante l’inverno, il rinforzo di un ufficiale del corso di esperimento di stato maggiore;
poi, fu tolta anche questa concessione, a causa della riservatezza dell’Ufficio! Così grande era
il timore che qualche futuro ufficiale di stato maggiore potesse sapere che cosa era un servizio
informazioni militari, del quale naturalmente non era mai cenno, non dico nelle scuole militari
di reclutamento degli ufficiali e di applicazione, ma nemmeno nei tre anni di scuola di guerra
e neppure nel corso di esperimento di stato maggiore!
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Altri autori sono stati ancora più lapidari come, ad esempio, il De Lutiis che riferendosi a quanto
accaduto dopo la battaglia di Custoza, afferma: «per trentaquattro anni non si parlò più di servizi
informativi militari. L’Ufficio “I” fu ricostituito nel settembre 1900».
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Tali giudizi, non fondati su ricerche d’archivio e basati quindi prevalentemente su ricordi e
testimonianze personali - motivati forse anche dall’intenzione di giustificare alcune incertezze
dell’Ufficio Informazioni all’inizio della Grande Guerra - non hanno tenuto conto della comples-
sa organizzazione della branca informazioni, integrata nel Corpo di Stato Maggiore che sin dagli
ultimi decenni dell’Ottocento comprendeva non solo l’Ufficio Informazioni, composto in effetti
da pochi uomini, ma anche due Scacchieri e l’Ufficio Coloniale.
Come si vedrà più dettagliatamente nel seguito, all’Ufficio Informazioni competevano l’impiego
e il controllo degli agenti inviati o reclutati in terra straniera e il collegamento con gli addetti
militari presso le ambasciate all’estero, mentre gli Scacchieri e l’Ufficio Coloniale avevano il
compito di elaborare ed analizzare le notizie ricevute, valutarne l’attendibilità attraverso il loro
raffronto ai fini del successivo sfruttamento per la compilazione di piani di guerra. Inoltre, già
dalla fine del XIX secolo, l’organizzazione informativa era completata da organi periferici, quali
i comandi di corpo d’armata dislocati ai confini alpini, in Sicilia ed in Puglia, cui spettava il
sostegno e controllo diretto degli agenti inviati oltre frontiera e, per quanto riguarda quello insu-
lare, in Africa settentrionale.
Solo in tempi recenti è stata posta in rilievo la vasta documentazione prodotta dagli Scacchieri,
conservata in tre fondi distinti dell’archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito
colonnello di S.M. De Chaurand di S. Eustache cav. Felice. Vegetò a base di ossigeno sino al 1902, quando ne assunse la
direzione il colonnello pure di S.M., Garioni cav. Vincenzo ed allora incominciò a vivere. Ma che vita! Con tutta la buona
volontà non concluse nulla. Nel 1905 gli succedette il colonnello, pure di S.M., Negri cav. Silvio, morto in carica nel 1912.
Anche egli fece quanto gli fu possibile, ma il rendimento dell’ufficio fu assolutamente impari alle esigenze richieste dalla
situazione.» Un altro generale che si era dedicato al servizio informazioni, Eugenio De Rossi ha riportato nel suo volume di
memorie Vita di un ufficiale italiano sino alla guerra: «Il servizio informazioni nel 1904 era da noi ciò che di più meschino
ed insufficiente si possa immaginare. Aveva a disposizione lire 50000 annue e con esse doveva raccogliere notizie e carpire
i segreti del mondo intero. […] con la grave penuria di mezzi, con personale minimo e per nulla preparato, né materialmente
né spiritualmente, doveva sorvegliare, oltre all’Austria e la Francia, anche le altre potenze europee, con l’aggravante della
lunga ed insidiosa guerra libica. Una vera e propria coscienza informativa si formò negli ambienti militari solo nel 1915 ad
ostilità mondiali iniziate.»
13 Odoardo Marchetti, op.cit., p. 14-15. Questa valutazione è stata riportata quasi integralmente anche nel citato opuscolo
del SIFAR.
14 Giuseppe De Lutiis, Storia dei servizi segreti in Italia, Editori Riuniti, Roma, 1984, p. 4.
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